Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

venerdì 18 ottobre 2013

Massimo Baldini contro il Filosofese

Non si finisce mai di imparare e scoprire.
Apro appena una tascabile TEN del 1993 dal titolo "Alphonse Karr. Aforismi sulle donne, sull'uomo e sull'amore". Niente di ché, scrive tanto ma non attacca. Giro il libro e leggo il nome del traduttore, Massimo Baldini, dove ha insegnato ed alcuni titoli di libri che ha tradotto e scritto, tra cui "Contro il Filosofese".
Mi interessa, dato che se è come penso, parlerà sicuro di filosofi che oltre a non farsi capire forse non erano tanto chiari nemmeno a se stessi.
Infatti è così, ma il libro è ben oltre e quanti nomi di filosofi e rimandi di pensieri!
Chi ti ritrovo? Quel pazzoide di Wittgenstein, gli adorati Russel e Bergson, quei parolai di Fichte, Schelling ed il serioso Hegel. E poi una new entry che non conoscevo Armando Verdiglione.
Peccato soltanto che MB è morto nel 2008 e se ne è andato davvero un grande nostro.

LexMat

Sinossi del Libro:
Da Epicuro a Wittgenstein, da Locke a Cacciari, da Croce a Verdiglione, da Kant a Vattimo due modelli di filosofo. L'uno portatore di verità inscalfibili nel tempo, con il suo linguaggio metaforico; l'altro, mai appagato dalle sue stesse risposte, che si esprime invece con un linguaggio chiaro e controllabile.

Da WikiPedia:

Sulla filosofia del linguaggio

« È chiaro che devo preoccuparmi di essere inteso da tutti perché penso che la chiarezza sia la cortesia del filosofo »
(José Ortega y Gasset, Cos'è la filosofia?)
Secondo Massimo Baldini scopo del filosofo e della sua filosofia è essere chiari.
L'accusa che più frequentemente viene rivolta alle opere dei filosofi è quella dell'illegibilità.
I filosofi come dimostra nel suo Contro il filosofese e nel Elogio dell'oscurita' e della chiarezza non seguono sempre questa missione ed in alcuni casi sembra usino volutamente un linguaggio oscuro ed incomprensibile.
Tre dei filosofi più oscuri secondo Baldini, che ricalca in questo, anche il giudizio di Schopenhauer, sono stati Fichte, Hegel e Schelling.
Parlando di Hegel, Baldini riporta il giudizio di uno scritto di Alexandre Koyré che definisce la lingua di Hegel incomprensibile e intraducibile.
Citando inoltre il giudizio di Popper scrive: Troppo spesso, secondo Popper, i filosofi vengono meno alla virtù della chiarezza. Con l'oscurità sovente mascherano le tautologie e le banalita' che infiorettano i loro discorsi.
Bergson cita l'esempio di Descartes, di Malebranche e di molti altri filosofi francesi mostrando che idee molto raffinate e profonde possono essere espresse nel linguaggio ordinario anziché con circonlocuzioni e ridondanze e termini che sono causa di equivoci.
Baldini afferma che L'oscurità in filosofia è, dunque, il modo migliore per fingere di spacciare pensieri, mentre si sta solo spacciando parole, è una maschera che cela spesso il vuoto di pensiero o la banalità dei pensieri.
Nonostante tutto secondo Baldini, non bisogna giudicare frettolosamente un filosofo, definendolo "oscuro", a volte può essere una carenza della nostra conoscenza che ci portano a respingere come vuoto suono, parole che invece, hanno il loro preciso significato.
Scrivere la filosofia in maniera chiara può avere le sue difficoltà, Nietzsche infatti afferma che ci vuole meno tempo ad imparare a scrivere nobilmente che chiaramente e Wittgenstein che celebra a più riprese la chiarezza, ammette poi in una lettera a Russell che il suo Tractatus logico-philosophicus è tremendamente oscuro.
Quanti celebrano la chiarezza in filosofia, sanno bene che ogni lettore di testi filosofici deve fare proprio, il consiglio che Wittgenstein dava a Bertrand Russell quando questo si lamentava con lui dell'oscurità del Tractatus logico-philosophicus. "Non credere" - gli scriveva Wittgenstein - "che tutto ciò che tu sei capace di capire consista di stupidaggini".
Un personaggio che invece volutamente secondo Baldini tendeva a non farsi capire e a sopraffare linguisticamente (fra gli applausi di ammirazione) i suoi ascoltatori, è stato Armando Verdiglione.
Chi si avventurava nelle sue opere si imbatteva in frasi tipo questa: Sono tratto da un demone a dire, a fare, a scrivere sempre fra oriente e occidente e fra nord e sud. Senza luogo della parola. Questo demone è il colore del punto, dello specchio, dello sguardo, della voce: la moneta stessa. Punto, sembiante, oggetto scientifico, è indotto dalla pulsione, dall'instaurazione della domanda, dove l'offerta è il pleonasmo.
Ed ancora: Ecco questo primo rinascimento. Primo in quanto procede dal secondo, ovvero dall'originario. Secondo dunque non in senso ordinale, non in nome del nome. Non è neppure nuovo, perché non parte dalla corruzione per arrivare all'utopia.
"Oscuro superlinguaggio" e "gargarismi linguistici e semantici" sono secondo Baldini il risultato della Verdiglionite ovveri di chi si muove sui sentieri del filosofese.

Secondo Baldini quindi la difficoltà di esprimere alcuni profondi pensieri filosofici non dovrebbe essere amplificata, è vero che ci sono pensieri filosofici difficili da esprimere semplicisticamente, ma è pur vero che il filosofo che desidera trasmettere la propria filosofia, dovrebbe fare un onesto sforzo affinché essa sia quanto più possibile comprensibile al proprio uditorio.

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