Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

mercoledì 9 ottobre 2013

Parmenide

di Enrico Del Bianco

Due sono le vie pensabili.
Che cosa vuol dire pensabili? Vuol dire che ce ne possiamo fare un concetto coerente, privo di contraddizioni.
Per esempio non posso pensare l’ornitorinco finché non sono riuscito a trovare una coerenza, una logica tra determinazioni che a prima vista risultano contraddittorie: il becco da papero, la presenza di mammelle, il fare uova da covare, ecc.; possedere il concetto di tale animale significa aver annullato le contraddizioni.
Allora quali vie di ricerca sono pensabili senza contraddizioni? Risposta: quella che dice che è e quella che dice che non è.
La prima, per evitare contraddizioni, non deve in alcun modo essere contaminata con la seconda e così la seconda con la prima.
Non può essere, in qualche modo, che si possa sostenere “è” insieme a “non è”.
Non può mai essere “è e non è”, ma solo “è o non è”. Mai la congiunzione, solo la disgiunzione.
La seconda via, poi comunque, risulta nel concreto inindagabile perché come si può pensare a nulla?
Pensare a nulla è non pensare e dire, in modo significativo equivale a dire qualcosa, a parlare di ciò che è. Il piano della realtà, del pensiero e del linguaggio risultano dunque indistinti per chi vuol pensare andando oltre la testimonianza dei sensi.
Appunto i sensi, la conoscenza sensibile, l’opinione (doxa).
Questa mi mostra la realtà come molteplice e in divenire: ci sono molte cose e queste cambiano.
Se così fosse di ciascuna cosa si potrebbe dire che “è se stessa e non è le altre”, dunque “è e non è”; inoltre ogni cosa mutando non sarebbe più come è stata finora e non sarebbe ancora come sarà tra poco. Di nuovo: “è e non è”.
Non posso che concludere che i sensi mi ingannano, la loro via è quella dei mortali dalla doppia testa, incapaci di pensare.
Il λόγος (che è il pensiero-discorso che riflette la realtà quale è) mi consente di dire solo “è”, ovvero secondo la tradizionale interpretazione “l’Essere è”.
All’Essere, alla realtà potrò attribuire solo determinazioni tautologiche quali ingenerato, imperituro, indivisibile, tutto intero, unico, limitato, eterno ecc.
L’Essere è finito e senza fine.
Finito in quanto compiuto, realizzato pienamente: nulla manca all’Essere per essere tale.
Senza fine perché eterno, senza inizio e senza fine, senza nascita e senza morte.
Inizio e fine, nascita e morte sono illusioni suggerite dall’ingannatrice opinione sensibile.
Per Parmenide si deve scegliere: la ragione o i sensi.
Per lui la scelta della prima, portata alle estreme conseguenze, significa la riduzione del discorso scientifico all’unica affermazione “è”.

Nessun commento:

Posta un commento

Salve, donatemi un pò dei Vostri Pensieri: