Essere 
governato significa essere guardato a vista, ispezionato, spiato, 
diretto, legiferato, regolamentato, recintato, indottrinato, 
catechizzato, controllato, stimato, valutato, censurato, comandato, da 
parte di esseri che non hanno né il titolo, né la scienza, né la virtù. 
Essere governato vuol dire essere, ad ogni azione, ad ogni transazione, 
ad ogni movimento, annotato, registrato, censito, tariffato, timbrato, 
squadrato, postillato, ammonito, quotato, collettato, patentato, 
licenziato, autorizzato, impedito, riformato, raddrizzato, corretto. 
Vuol dire essere tassato, addestrato, taglieggiato, sfruttato, 
monopolizzato, concusso, spremuto, mistificato, derubato, e, alla minima
 resistenza, alla prima parola di lamento, represso, emendato, vilipeso,
 vessato, braccato, tartassato, accoppato, disarmato, ammanettato, 
imprigionato, fucilato, mitragliato, giudicato, condannato, deportato, 
sacrificato, venduto, tradito, e per giunta schernito, dileggiato, 
ingiuriato, disonorato, tutto con il pretesto della pubblica utilità e 
in nome dell’interesse generale.
Pierre Joseph Proudhon -"Idée Générale de la Révolution au XIXe Siècle”, 1851.
Non si sente di dire a nessuno di fare come lui. Ognuno ha la sua vita e se la gestisce, per quanto può, come gli sembra giusto. E quando il momento è supremo, di vita o di morte, appunto, meno che mai un parere, un consiglio, può venire da un altro. Meno che mai – certo – un ordine. Di questo, almeno, è sicuro: nessuno può ordinare, comandare, di uccidere un altro. Sarà contro le regole degli eserciti, delle guerre, degli Stati, ma su questo, ripete, non ha dubbi.
Mario Spinella, Lettera da Kupjansk
L’odiosa maschera è caduta, resta l’uomo, senza scettro, libero, senza limiti, uomo soltanto, uguale, senza classi, senza stirpe o nazione, libero da timori, venerazioni, titoli, sovrano di se stesso, giusto, mite, saggio.
Percy Bysshe Shelley
Before our white brothers arrived to make us civilized men,
we didn't have any kind of prison. Because of this, we had no delinquents. 
Without a prison, there can be no delinquents. 
We had no locks nor keys and therefore among us there were no thieves. 
When someone was so poor that he couldn't afford a horse, a tent or a blanket, 
he would, in that case, receive it all as a gift. 
We were too uncivilized to give great importance to private property. 
We didn't know any kind of money and consequently, the value of a human being 
was not determined by his wealth. 
We had no written laws laid down, no lawyers, no politicians, 
therefore we were not able to cheat and swindle one another. 
We were really in bad shape before the white men arrived and I don't know 
how to explain how we were able to manage without these fundamental things 
that (so they tell us) are so necessary for a civilized society.
John (Fire) Lame Deer, Sioux Lakota - 1903-1976
Il verbo di Nietzsche mi ripugna profondamente; stento a trovarvi un'affermazione che non coincida con il contrario di quanto mi piace pensare.
Primo Levi, “I sommersi e i salvati”
Non basta sopravvivere, occorre esserne degni.
Ammiraglio Adamo, Battlestar Galactica
Per anarchismo s’intende la libertà responsabile dell'individuo autonomo/non eterodiretto che, in quanto moralmente/spiritualmente maturo, si autodisciplina.
L’anarchismo è un 
modello socio-politico che distribuisce il potere politico (stato) ed 
economico (impresa) tra tutti e pone fine alle ingiustizie. Anarchia è 
auto-organizzazione, un ordine che nasce dall’autodisciplina, come nelle
 arti marziali.
Un’altra definizione di anarchismo: agisci in modo tale che non ci sia bisogno di uno stato.
Certi anarchici 
sono violenti e distruggono la proprietà pubblica e privata, altri, come
 il sottoscritto, no. Gli anarchici violenti giustificano le loro azioni
 affermando che le vittime quotidiane dell’attuale sistema sono 
innumerevoli e che in una società anarchica non ci sarebbe bisogno di 
distruggere alcunché, mentre la distruzione è costitutiva del modello 
capitalista. Io ribatterei che la violenza autorizza il potere centrale a
 prendere misure discrezionali che danneggeranno tutti. Non s’impone 
l’anarchismo a chi non lo vuole o non è pronto a viverlo e chi vuole 
imporlo viola lo spirito anarchico: è anti-anarchico tanto quanto la 
Chiesa è anticristiana.
L’anarchismo privilegia la libertà di tutti, il libertarismo (di destra) solo quella dei ricchi e potenti.
Una società 
anarchica si fonda su una confederazione di collettivi/comunità e sulla 
nomina di delegati su base locale, regionale e planetaria. La forza è 
solo l’extrema ratio. Per migliaia di anni gli esseri umani sono vissuti
 come cacciatori e raccoglitori, ossia in società essenzialmente 
anarchiche. Più recentemente ci sono stati esperimenti in Catalogna, 
durante la guerra civile spagnola, e nel Caucaso durante la Rivoluzione 
Russa. Esperimenti calpestati dalla furia dei franchisti e soprattutto 
dei comunisti.
L’anarchico 
promuove la democrazia diretta (a patto che non si tramuti in tirannia 
della maggioranza) e lo sciopero come metodo di resistenza nonviolenta 
(leggi: meno violenta). L’anarchico è contrario alla proprietà privata 
ma non è a favore del comunismo: difende la proprietà personale, cioè a 
dire ciascuno dovrebbe possedere le sue cose ma non controllare beni che
 non usa o che condizionano la vita altrui (proprietà comuni), 
escludendo gli altri dall’usufrutto.
L’anarchismo condanna il lavoro salariato che attribuisce a qualcuno il controllo delle persone.
Il principio 
centrale dell’anarchismo è l’assunzione di responsabilità personale ed 
il ripudio della necessità di controllare il comportamento altrui. 
Attualmente tutti sembrano più impegnati a predicare bene e razzolare 
male.
A dispetto di quel
 che si potrebbe immaginare, l’anarchismo è antropologicamente 
pessimista almeno quanto è ottimista. Infatti non nutre una fiducia 
assoluta nella specie umana: proprio per questo cerca di frammentare il 
potere, in modo da tenerlo meglio a bada. L’idea che un nucleo di 
illuminati (non delegati) possa gestire il bene comune è anatema: è 
considerata una sventurata illusione dettata da una drammatica carenza 
di auto-consapevolezza ed ignoranza delle vicende storiche.  
L’anarchico non 
crede in un’armonia stabile, ma nella mutevolezza. L’armonia risulta da 
un continuo aggiustamento e riequilibrio tra una pluralità di forze ed 
influenze e ciò è più facile che avvenga se il potere non ne privilegia 
alcuna a discapito delle altre. Le associazioni e i club funzionano PIÙ O
 MENO come comunità anarchiche.
La figura 
geometrica che rappresenta l’anarchismo è la sfera, in cui tutti i punti
 sono equidistanti dal centro (il divino in noi, per chi ci crede – come
 in un ologramma). La piramide è l’antitesi dell’anarchismo e 
rappresenta un’organizzazione sinarchica, che è quella dominante su 
questo pianeta e presumibilmente su milioni di altri pianeti (essendo la
 più banale: il forte domina).
Sinarchia è, 
rifacendomi a Nietzsche, aristocrazia dello spirito e del sangue, contro
 il suffragio universale, è gerarchia dei poteri (morali, mentali e 
fisici). Ciò che determina il lo status in una sinarchia è l’ammontare 
di potere che rappresenti e la volontà di potenza: “L’ordine delle 
caste, la successione gerarchica delle classi, esprime la suprema legge 
della vita stessa” (L’Anticristo). "Si promuove il proprio io e sempre a
 spese degli altri"; "la vita vive sempre a spese di un'altra vita; chi 
non lo comprende, non ha ancora fatto il suo primo passo verso l'onestà”
 ("Volontà di Potenza").
In questo senso Socrate, che contesta un potere fondato sull'ignoranza ma convinto di detenere il sapere ultimo, è anarchico.
La contrapposizione è ben espressa da due massime:
"Assomiglia al fiore innocente, ma sii il serpente sotto di esso"
"Look like the innocent flower, But be the serpent under it"
(Shakespeare - Macbeth)
“Siate avveduti come serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10: 16)
ORGANIZZAZIONE SOCIALE ANARCHICA
Comunità 
auto-organizzate, cooperative alimentari, reti di solidarietà, 
democrazia diretta a livello locale, organizzazioni autonome che 
coesistono dialetticamente con lo stato. Un esempio sono le autonomie 
municipali zapatiste nel Chiapas: la popolazione controlla l’area 
attraverso comunità democratiche, ignorando i consigli municipali o 
fingendo di riconoscerne l’autorità. Questo tipo di organizzazione, 
egalitario, orizzontale, consensuale, fornisce alle persone di che 
vivere ed al tempo stesso è fortemente politico, attivista, 
sensibilizzatore, partecipante, ostile al capitale ed allo stato perché 
consapevole delle cause dell’esclusione e della marginalizzazione.
Un altro esempio è l’autogestione operaia delle fabbriche in Argentina.
A Parigi, dove gli
 affitti sono insostenibili, la gente si appropria degli edifici 
abbandonati. Servono reti di assistenza e mutualità che consentano alla 
gente di sopravvivere all’austerità e disoccupazione e focalizzino la 
loro rabbia contro i responsabili del disastro, non contro dei capri 
espiatori, come i capponi di Renzo Tramaglino che si beccavano tra loro,
 senza capire chi fosse il vero nemico.
L’anarchico non aspetta che una nuova disposizione di legge rimedi ai mali della società. Preferisce rimboccarsi le maniche.
L’anarchismo è un’utopia e chi scrive crede che metterlo in pratica di questi tempi sarebbe pura follia 
Tuttavia all’epoca
 del feudalesimo nessuno si sarebbe immaginato che un giorno ci 
sarebbero stati democrazia rappresentative a suffragio universale, 
eppure le abbiamo ottenute. Il futuro non è già stato scritto, tutto è 
possibile.
ETICA ANARCHICA
Ascoltare quel che
 diciamo e che dicono gli altri invece di parlare a nome di altri o 
lasciare che altri parlino a nostro nome. Essere solleciti verso il 
prossimo non per spirito caritatevole ma perché riconosciamo che 
facciamo tutti parte di una medesima sfera eco-sociale. Essere il più 
possibile gentili e tolleranti verso il prossimo non per spirito 
caritatevole (presunzione) ma perché riconosciamo che siamo tutti qui 
per imparare e che nessuno può dire cosa noi o chiunque altro sarà in 
grado di fare.
Simone Weil
 ha descritto molto bene lo spirito etico dell’anarchismo, parlando di 
amicizia: una società di uomini liberi, uguali e fratelli, in cui 
ciascuno ama il prossimo come se stesso – niente è più odioso 
dell’umiliazione e della degradazione dell’uomo da parte dell’uomo, 
nulla più dolce e bello dell’amicizia. L’amicizia ha un carattere 
universale, consiste nell’amare una persona in quella maniera che 
sarebbe auspicabile nei confronti di ogni anima che costituisce la 
nostra specie. C’è la volontà di preservare l’autonomia altrui e la 
nostra. Si mantiene e si rispetta la distanza. Ci si appella al suo 
consenso, un consenso informato. Il lavoro diventa allora l’azione 
attraverso cui una persona ricrea la sua vita, ricrea l’universo intorno
 a se stesso, si libera dai vincoli naturali. Per Weil (e per me) serve 
una civiltà fondata sulla natura spirituale del lavoro. Non lavoro ma 
creazione. Una società di persone individualizzate (cf. Jung), mature ed
 evolute. Al posto dell’autorità si ha un coordinamento sociale, ma non 
governanti. Il senso del giusto, il senso etico, fuoriesce 
dall’individuo e permea la società che lo riflette verso l’individuo. 
L’unica legge è la legge dell’empatia: auto-organizzazione ed energia 
infinita, armonia spontanea senza un’Intelligenza Artificiale che ne 
imponga una tipologia specifica; no all’automazione.
ANARCHISMO NEL TRENTINO DEL TERZO MILLENNIO?
In Trentino ci 
sono tutti gli ingredienti per creare una società anarchica: autonomia, 
federalismo interno (non ancora ben sviluppato), associazioni di 
volontariato, casse rurali (meglio quelle di un tempo), sistema 
cooperativo, società tendenzialmente egalitaria, tradizione dei beni 
comuni. Il problema è che siamo inseriti in una cornice mondiale 
sinarchica (gerarchica e centralizzata) e che la natura umana ci 
impedirà di realizzare una tale società ideale. Possiamo comunque 
sforzarci di tendere verso questo ideale: come il passato è radicalmente
 diverso dal presente, non è impossibile che il futuro sia radicalmente 
diverso dal presente. Si tratta di scegliere: o la via della piramide 
(gerarchia-centralismo) o la via della sfera 
(uguaglianza-decentramento). Il Trentino ha gli spigoli molto smussati: 
promette bene.
CITAZIONI ANARCHICHE
BAKUNIN: “Sono un 
amante fanatico della libertà, la considero l’unica condizione nella 
quale l’intelligenza, la dignità e la felicità umana possano svilupparsi
 e crescere; non la libertà concepita in modo puramente formale, 
limitata e regolata dallo Stato, un eterno inganno che in realtà non 
rappresenta altro che il privilegio di alcuni fondato sulla schiavitù 
degli altri; non la libertà individualista, egoista, meschina e fittizia
 esaltata dalla Scuola di J.J. Rousseau e da altre scuole del 
liberalismo borghese, convinte che lo Stato, limitando i diritti di 
ciascuno, dia la possibilità di diritti a tutti, un’idea che invece 
conduce solo alla riduzione a zero dei diritti di ciascuno”.
“Finora la storia 
umana è stata solo una perpetua e sanguinosa immolazione di milioni di 
poveri esseri umani in nome di qualche miserabile astrazione: Dio, 
nazione, potere dello Stato, onore nazionale, diritti storici, diritti 
giuridici, libertà politica, stato sociale”.
“una persona è 
forte solo quando si erge sulla propria verità, quando parla e agisce a 
partire dalle proprie convinzioni. Allora, in qualunque condizione si 
trovi, saprà sempre ciò che va fatto e detto. Potrà cadere, ma non 
disonorerà se stesso e le sue cause”.
Il potere del 
pensiero indipendente è il potere della libertà: non essere ragionevoli,
 non accettare pedissequamente quel che gli altri dicono, ma pensare ed 
agire da se stessi.
“Vuoi rendere impossibile per chiunque opprimere gli altri esseri umani? Allora assicurati che nessuno eserciti il potere”.
“Libertà senza socialismo è privilegio ed ingiustizia, socialismo senza libertà è schiavitù e brutalità”.
“La mia libertà è 
la libertà di tutti, poiché non sono veramente libero nel pensiero e nei
 fatti, eccetto quando la mia libertà e i miei diritti sono confermati e
 approvati nella libertà e nei diritti di tutti, che sono miei pari”.
NOAM CHOMSKY: 
“L’anarchia, a mio modo di vedere, esprime l’idea che la prova di 
validità debba ricadere sempre su quelli che argomentano che il dominio e
 l’autorità sono necessari. Nella natura umana ci sono elementi di fondo
 quali i sentimenti di solidarietà, di mutuo soccorso, di simpatia, di 
sostegno per gli altri. I kibbutz israeliani, per un lungo periodo, si 
sono retti su principi anarchici, e cioè: autogestione, controllo 
diretto dei lavoratori nella gestione dell’impresa, integrazione 
dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi e partecipazione e 
prestazione personali nell’autogoverno. Quel che viene chiamato 
capitalismo è nei fatti un sistema mercantile corporativo, con forti e 
soprattutto inesplicabili tirannie private che esercitano un vasto 
sistema di controllo sui sistemi economici, politici, sociali e 
culturali; tirannie che operano in stretta collaborazione con gli stati 
più potenti che intervengono massicciamente nell’economia nazionale e 
nella società internazionale”. “Ogni interazione tra esseri umani che 
sia più che personale – ossia che assuma una qualche forma istituzionale
 – nella comunità o sul posto di lavoro, in famiglia, nella più ampia 
società, qualunque essa sia, dovrebbe essere sotto il controllo diretto 
dei suoi partecipanti”.
“Se per sinistra 
si intendesse bolscevismo allora mi dissocerei senza indugio dalla 
sinistra. Lenin è stato uno dei più grandi nemici del socialismo”.
“Se abbiamo 
istituzioni che fanno dell’avidità/meschinità l’unica caratteristica 
distintiva degli esseri umani e la incoraggiano a spese delle altre 
emozioni ed attaccamenti umani, avremo una società fondata sull’avidità.
 Una società diversa sarebbe organizzata in modo tale che altre emozioni
 diventassero dominanti: come la solidarietà, il sostegno, la simpatia”.
Noam Chomsky su anarchismo, democrazia, marxismo e leninismo, capitalismo e il futuro:
ERRICO MALATESTA: 
l’anarchismo nasce come “rivolta morale contro l’ingiustizia sociale”. 
“La solidarietà è l’unico ambiente in cui l’uomo può esprimere la sua 
personalità e realizzare il suo sviluppo ottimale e godere del benessere
 più ampio possibile”. Questo “ritrovarsi di ciascuno per il benessere 
di tutti e di tutti per il benessere di ciascuno” dà come risultato “la 
libertà di ognuno di non essere limitato da, ma completato – anzi, di 
trovare la necessaria ragion d’essere – nella libertà altrui”.
EMMA GOLDMAN: 
“l’anarchismo è l’unica filosofia che conduce l’uomo alla coscienza di 
sé, che afferma che Dio, lo Stato e la società non esistono, che le loro
 promesse sono spurie e vuote, visto che possono essere mantenute solo 
attraverso la subordinazione dell’uomo. L’Anarchismo è quindi 
l’insegnante dell’unità della vita, non solo nella natura, ma anche 
nell’uomo. Non c’è conflitto tra l’individuo e gli istinti sociali, non 
più di quel che c’è tra cuore e polmoni: l’uno contiene la preziosa 
essenza vitale, l’altro l’elemento che mantiene questa essenza pura e 
forte”.
“Come essere se 
stessi e nel contempo in unità con gli altri, sentirsi parte di tutti 
gli essere umani mantenendo però le proprie qualità caratteristiche”. 
“Una società in cui il potenziale di ogni individuo non sia realizzato a
 spese degli altri”.
“Non è solo il 
governo nel senso dello stato che è distruttivo di ogni valore e qualità
 individuale. È l’intero complessa autorità e dominazione istituzionale 
che strangola la vita. È la superstizione, il mito, la 
simulazione/finzione, i sotterfugi e la remissività che supportano 
l’autorità e la dominazione istituzionale”.
CLIFFORD HARPER: 
“gli esseri umani sono al loro meglio quando vivono liberi 
dall’autorità, decidendo le cose tra di loro invece di essere comandati”
PERCY BYSSHE 
SHELLEY: “L’uomo d’anima virtuosa non comanda né obbedisce: il potere, 
come una devastante pestilenza, inquina qualunque cosa tocchi mentre 
l’obbedienza, flagello di ogni genio, virtù, libertà, verità, fa degli 
uomini schiavi e, del corpo umano, un automa meccanizzato”.
ALEXANDER BERKMAN:
 “chiunque ti dica che gli anarchismi non credono nell’organizzazione 
stanno dicendo fesserie. L’organizzazione è tutto e tutto 
organizzazione. La vita intera è organizzazione, consapevole o meno…Ma 
c’è organizzazione ed organizzazione. La società capitalista è 
organizzata così male che i suoi vari membri soffrono: proprio come 
quando hai un dolore da qualche tua parte, tutto il tuo corpo duole e 
sei malato…neanche un singolo membro dell’organizzazione o dell’unione 
può essere discriminato impunemente, soppresso o ignorato. Farlo 
significherebbe ignorare un dente dolente: ti ammaleresti del tutto”.
ROBERT CHARLES BLACK JR. (BOB BLACK): “Se
 passi gran parte della tua vita cosciente prendendo ordini e baciando 
culi, se ti abitui alle gerarchie, diventerai passivo-aggressivo, 
sado-masochista, servile ed inebetito e porterai con te quel fardello in
 ogni aspetto della tua esistenza” [Secondo me ogni decisione che ci conduca lontano da questo stato desolante è intrinsecamente virtuosa].
(The Abolition of 
Work and other essays, pp. 21-2): “sei quello che fai. Se fai un lavoro 
noioso, stupido e monotono, è probabile che finirai per essere noioso, 
stupido e monotono. Il lavoro è una spiegazione migliore dello 
strisciante cretinismo che ci circonda rispetto ai meccanismi 
rimbambenti della televisione e dell’educazione. Persone che sono state 
irreggimentate per tutta la vita…sono abituate alla gerarchia ed ad 
essere psicologicamente servili. La loro attitudine all’autonomia è così
 atrofizzata che la loro paura della libertà è tra le poche loro fobie 
che hanno un fondamento razionale. La loro obbedienza sul lavoro si 
riverbera nelle famiglie che costruiscono,e così riproducono il sistema 
in più di una maniera, e poi in politica, nella cultura e in tutto il 
resto. Una volta che prosciughi la vitalità delle persone al lavoro, è 
probabile che si sottometteranno alle gerarchie ed alla presunta 
competenza in tutto. Sono abituati a farlo”.
ENRICO PEYRETTI: “Virtù del comando? Macché virtù, comandare è un difetto, una carenza. Dove c’è bisogno di comando e di obbedienza c’è umanità incompiuta, primitiva.
 Comando ed obbedienza sono un ritardo di civiltà. Non per nulla comando
 ed obbedienza sono termini eminentemente militari, cioè primitivisti. 
Di comandare, io mi sono sempre vergognato e rifiutato. Facendo 
l’insegnante, ho dovuto anche proporre con insistenza, all’interno del 
dialogo, l’esperienza di chi ha lavorato precedentemente e ha 
sperimentato dei metodi che chi arriva ora può non saper apprezzare 
adeguatamente subito. Ma imporre mi fa ribrezzo. È degradante per chi impone e per chi subisce. Il comando suscita la disobbedienza, come la legge provoca il peccato, dice san Paolo
 (Romani, 7). Comandare è una concupiscenza anche più avida della 
sensualità, come dice un colorato proverbio napoletano. Perciò è un 
peccato, è un’offesa. Un genitore si trova nella necessità di 
comandare e proibire alcune cose al bambino, ma appunto fin quando è 
bambino, cioè sempre meno. Nessun genitore sensato lo fa con piacere. È 
dunque una necessità primitiva, transitoria, da abbandonare il più 
presto possibile. Il piacere di comandare è vergognoso più delle 
porcherie. Fermarsi nel comando è una fissazione, un arresto 
dell’evoluzione umana”.
VOLTAIRINE DE 
CLEYRE: “L’anarchismo insegna la possibilità di una società in cui i 
bisogni vitali di tutti sono soddisfatti ed in cui le opportunità per un
 completo sviluppo della mente e del corpo siano patrimonio di 
tutti…Insegna che l’organizzazione attuale della produzione e 
distribuzione della ricchezza è ingiusta e va distrutta e sostituita con
 un sistema che assicuri a ciascuno la libertà di lavorare, senza prima 
cercare un padrone al quale sottomettersi”. “Tutto falso e superfluo 
questo spreco di vita umana, di ossa e tendini, di cervello e cuore, 
questa trasformazione delle persone in stracci umani, spettri, 
miserevoli caricature delle creature che dentro di sé hanno il 
potenziale di essere, dal giorno in cui sono nate; ciò che chiamiamo 
economia, l’ammassamento di cose, è in realtà la spesa più spaventosa – 
il sacrificio del creatore alla sua creazione – la perdita di tutti i 
più fini e nobili istinti in cambio dell’acquisizione di un attributo 
rivoltante, il potere di contare e di calcolare”.
PETER KROPOTKIN: 
“Non è per amore del mio vicino che sono spinto ad afferrare un secchio 
d’acqua ed a lanciarmi nella sua casa in fiamme: è un sentimento molto 
più largo, benché più vago; un istinto di solidarietà e di socievolezza 
umana”.
“Come i 
socialisti, gli anarchici sostengono che la proprietà private della 
terra, del capitale e della macchine abbia fatto il suo tempo e che sia 
condannata a scomparire e che tutti i requisiti per la produzione 
debbano essere e saranno la proprietà comune della società, gestita 
coordinatamente dai produttori di ricchezza”.
“L’anarchismo aspira alla massima concordia tra individui, società e natura”.
“Sia i governati 
sia i governanti sono rovinati dall’autorità; sia gli sfruttati sia gli 
sfruttatori sono rovinati dallo sfruttamento”. “Ogni tiranno nutre 
risentimento verso i suoi doveri. È relegato a trascinare il peso morto 
del potenziale creativo dormiente dei sottoposti per tutta la durata 
della sua escursione gerarchica”.
Difetto più grave 
dell’individualismo: “l’impossibilità per l’individuo di raggiungere un 
pieno sviluppo nelle condizioni di oppressione delle masse da parte 
delle “belle aristocrazie”. Il suo sviluppo rimarrebbe unilaterale”.
“Non continuiamo a
 dire che l’unico mezzo per rendere uomini e donne meno rapaci ed 
egoistici, meno ambiziosi e servili allo stesso tempo è eliminare quelle
 condizioni che favoriscono la crescita dell’egotismo e della rapacità, 
del servilismo e dell’ambizione?”
PROUDHON: “Il 
sistema centralizzato va bene per quel che riguarda le dimensioni, la 
semplicità e la costruzione; ma manca di una cosa: l’individuo non 
appartiene più a se stesso in questo sistema. Non percepisce il proprio 
valore, la sua vita e nessun lo tiene nel minimo conto”
OBIEZIONI ALL’ANARCHIA
La gente sarà meno
 incentivata a lavorare in una società anarchica? L’assenza di governo 
non farà sì che il più forte domini i deboli? Il processo decisionale 
democratico non risulterà troppo conflittuale, portando all’indecisione 
ed al governo della plebe (la regola delle moltitudine)? L’anarchismo 
richiede esseri umani perfetti per funzionare? La maggior parte della 
gente non è troppo stupida, ignorante ed egoista per far funzionare una 
società anarchica?
Tutte queste obiezioni sono fondate.
O si verifica 
un’apocalisse (“disvelamento”), una Grande Trasformazione della 
coscienza umana, oppure l’anarchismo resterà un’utopia.
LINK UTILI
http://fanuessays.blogspot.com/2011/10/tolleranza.html
Nessun commento:
Posta un commento
Salve, donatemi un pò dei Vostri Pensieri: