Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

venerdì 20 settembre 2013

David Hume 2

Da "http://marteau7927.wordpress.com/2011/09/12/david-hume-pillole-filosofiche-xi/" :

David Hume, Pillole filosofiche XI

   But what philosophical truths can be more advantageous to society, than those here delivered, which represent virtue in all her genuine and most engaging charms, and makes us approach her with ease, familiarity, and affection? The dismal dress falls off, with which many divines, and some philosophers, have covered her; and nothing appears but gentleness, humanity, beneficence, affability; nay, even at proper intervals, play, frolic, and gaiety. She talks not of useless austerities and rigours, suffering and self-denial. She declares that her sole purpose is to make her votaries and all mankind, during every instant of their existence, if possible, cheerful and happy; nor does she ever willingly part with any pleasure but in hopes of ample compensation in some other period of their lives. The sole trouble which she demands, is that of just calculation, and a steady preference of the greater happiness. And if any austere pretenders approach her, enemies to joy and pleasure, she either rejects them as hypocrites and deceivers; or, if she admit them in her train, they are ranked, however, among the least favoured of her votaries. 

   Ma quali verità filosofiche possono essere più vantaggiose alla società di quelle fornite qui, che rappresentano la virtù in tutti i suoi genuini e più coinvolgenti richiami, e ci fanno avvicinare a lei con agio, familiarità e affetto?
L’abito da lutto cade, con cui molti teologi e alcuni filosofi l’hanno ricoperta (la morale); non appare altro che la gentilezza, l’umanità, la beneficienza, l’affabilità; anzi, persino nei giusti intervalli, il gioco, lo scherzo e la gaiezza.
Essa non parla di inutili austerità e rigori, di sofferenze e abnegazioni.
Lei dichiara che il suo solo proposito è rendere i suoi devoti e tutta l’umanità, in ogni istante della loro esistenza, se possibile, contenti e felici; né mai partecipa volentieri a qualsivoglia piacere, ma alle speranze di un’ampia compensazione in qualche altro periodo delle loro vite.
Il solo disturbo che essa domanda è quello del giusto calcolo e della stabile propensione per la felicità maggiore.
E se le si avvicinano dei pretendenti austeri, nemici della gioia e del piacere, lei li respinge come ipocriti e ingannatori; o, se li ammette al suo seguito, sono tuttavia annoverati tra i meno favoriti dei suoi devoti.

(traduzione di Marco Vignolo Gargini)


David Hume, AN ENQUIRY CONCERNING THE PRINCIPLES OF MORALS, SECTION IX. CONCLUSION. PART II.

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