Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

mercoledì 7 agosto 2013

Aristippo

Da WikiQuote:

[Parlando con un altro viaggiatore che lo derideva, durante una tempesta in mare, per la sua paura]
"E' strano che un filosofo tema la morte, laddove io, che non sono un saggio, non provo alcun timore."
"E tu osi paragonare la tua vita alla mia? Io tremo per la vita di Aristippo, tu per quella di una nullità."
(citato in Aulo Gellio, "Notti Attiche")

[Parlando con un padre circa la retta da pagare per dare lezioni al figlio]
"500 Dracme? Ma io con 500 Dracme mi compro uno schiavo!"
"E tu compralo, così te ne ritroverai due: quello che hai comprato e tuo figlio."
(citato in Diogene Laerzio, "Vite dei filosofi")

È meglio essere povero che incolto: il povero, infatti, manca solo di denaro, l'incolto di umanità.
(citato in Diogene Laerzio, "Vite dei Filosofi")

Aristippo, quando gli fu ricordato l'affetto che doveva ai propri figli perché erano usciti da lui, si mise a sputare, dicendo che anche quello era pur sempre uscito da lui.
(Michel de Montaigne)
Desidero far notare che Aréte, sua figlia, fu una donna colta e sensibile alla filosofia del padre.
Questo aneddoto serve a far capire la sua filosofia, modo di pensare e rapportarsi. LexMat

"Una volta Simo, tesoriere di Dionisio, briccone originario della Frigia, gli mostrò una casa magnifica e pavimentata a mosaico; Aristippo espettorò profondamente e gli sputò in faccia.
L'altro protestò, ma Aristippo di rimando: "Non avevo un posto più adatto..."
(Diogene Laerzio, "Vite dei filosofi", II 75)


Da WikiPedia:

Biografia

Nato a Cirene, nell'odierna Libia orientale, verso i diciannove anni si recò in Grecia per le olimpiadi. Qui un uomo di nome Iscomaco gli parlò del filosofo Socrate, che subito Aristippo volle conoscere, e presto entrò a far parte del suo circolo d'amici e allievi.
In viaggi successivi, conobbe anche Platone e fu alla corte di Dionisio il vecchio a Siracusa.
Secondo Luciano De Crescenzo ("Storia della Filosofia Greca", pag. 65) Aristippo di Cirene morì, quasi settantenne, a Lipari, Isole Eolie.
A proposito della sua vita sono raccontati aneddoti interessanti:
"Si adattava con disinvoltura a luogo, a tempo, a persona e recitava il suo ruolo convenientemente in ogni circostanza.
Perciò più degli altri godeva del favor di Dioniso, poiché riusciva sempre a rendere accettabile ogni situazione.
Godeva il piacere dei beni presenti, ma rinunziava ad affaticarsi per il godimento di beni non presenti. Fu per questo che Dioniso lo chiamava cane (o cinico) regale."
(Diogene Laerzio, "Vite dei filosofi", II, 66)

Dottrine filosofiche

La scuola filosofica dei Cirenaici ha in Aristippo il suo fondatore, ossia colui che ha posto il piacere come fine primario dall’esistenza.
Scuola non omogenea, quella cirenaica si articolerà al suo interno in varie sfumature etiche e si ritroverà solo successivamente e in parte nell’epicureismo.
Epicuro, infatti, doterà la sua dottrina edonistica di un fondamento ontologico e gnoseologico che nei Cirenaici è assente, sviluppandosi il loro pensiero esclusivamente sul terreno di un’etica del vivere la quotidianità, pragmatica e lontana da principi teorici.
Aristippo ha caratterizzato quest’indirizzo filosofico sulle basi dell'antropocentrismo, del sensismo assoluto, della ricerca del piacere corporeo e dell'autosufficienza individualistica.

Quest'ultimo punto, caratterizzante l’edonismo di Aristippo, si esprime con l’enunciazione di un individualismo estremo e di un'autosufficienza non lontana da quella cinica, con un certo disprezzo per le convenzioni sociali e ogni tradizione.
Il piacere immediato e dinamico si accompagna all'individualismo che cerca il piacere, abbracciando ogni momento dell’esistenza che lo possa offrire e in qualsiasi forma.
Soltanto i fatti umani sono degni di interesse e i fenomeni naturali lo sono solo se producono piacere.
Ma l’autosufficienza, quest’importante principio aristippeo, riguarda anche il piacere, che va perseguito senza diventarne dipendenti, poiché se esso è sempre bene, quindi da perseguire in ogni situazione e circostanza, se da posseduto diventa possessore, va abbandonato poiché l’autosufficienza e l’autonomia individuale sono sopra ogni altra cosa.

Il piacere vero è sempre e comunque dinamico (non l’aponìa epicurea = "assenza di dolore") ed è il vero motore positivo dell’esistenza di una persona, che è successione discontinua di istanti e va vissuta solo nel presente, ignorando il passato e il futuro: è questa una formulazione ante litteram del cosiddetto carpe diem, messaggio che troverà seguaci e interpreti soprattutto tra numerosi intellettuali del mondo latino.
Infine, il fenomenismo aristippeo è assoluto, in quanto egli sostiene che soltanto ciò che viene percepito è reale: tale riduzionismo sensistico e individualistico rivela in Aristippo indubbi riferimenti anche alla filosofia sofistica.

Diversi studiosi tendono a spostare la teorizzazione dell’edonismo cirenaico da Aristippo (il Vecchio) a suo nipote Aristippo Metrodidatta (detto anche Aristippo il Giovane) attraverso la figlia Aréte, che fu una donna colta e sensibile alla filosofia del padre.
In altre parole, Aristippo il Vecchio si sarebbe limitato a dirigere i propri comportamenti in senso edonistico (ma ancora con qualche misura) e verso un certo aristocratico distacco ironico che privilegiava piuttosto gli elementi dell’autonomia esistenziale e dell’autosufficienza.
Secondo questa interpretazione, egli si sarebbe tenuto abbastanza lontano dall’edonismo rozzo del quale in seguito venne spesso accusata la scuola cirenaica.
Egli sarebbe rimasto fondamentalmente un socratico, che avrebbe mantenuto nei confronti del piacere un certo distacco non privo di riserve, espresse nel ben noto aforisma: "possedere il piacere, ma non esserne posseduti".

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