Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

venerdì 23 agosto 2013

Storie Zen

"Sei un inzenzato!" disse (riferito a me, da parte di un mio amico). LexMat

Un maestro di spada, ormai anziano, dichiarò:
"Nella vita, ci sono diversi gradi di apprendimento.
Al primo si studia, ma non si ricava niente, e ci si sente inesperti.
Al livello intermedio, l'uomo è ancora inesperto, ma consapevole delle proprie mancanze, e riesce a vedere anche quelle altrui.
Al livello superiore diventa orgoglioso della propria abilità, si rallegra nel ricevere lodi, e deplora la mancanza di perizia dei compagni.
Costui ha valore e si comporta come se non sapesse nulla.
Questi sono i livelli in generale.
Ma ce n'è uno che li trascende, ed è il più eccellente fra tutti.
Chi penetra profondamente questa Via è consapevole che non finirà mai di percorrerla.
Egli conosce veramente le proprie lacune e non crede mai, per tutta la vita, di aver raggiunto la perfezione.
Senza orgoglio, ma con modestia, arriva a conoscere la Via."
Si dice che una volta il maestro Yagyu osservò: "Io non conosco il modo per sconfiggere gli altri, ma la Via per sconfiggere me stesso."
Il samurai avanza giorno dopo giorno, oggi diventa più abile di ieri, domani più abile di oggi. L'addestramento non finisce mai.

Il maestro Tanzan era in viaggio con il suo allievo Ekido lungo una strada fangosa.
Ad un certo punto incontrarono una bella ragazza in kimono e sciarpa di seta, che non poteva attraversare quella melma, senza rovinare il suo bel vestito.
Senza problemi, Tanzan la prese in braccio e la trasportò sull’altro lato della strada.
Ekido rimase pensieroso per tutto il giorno.
Alla sera, non resistendo più, chiese apertamente al maestro:
"Noi monaci non avviciniamo le donne, è pericoloso. Perché l’hai fatto?"
Tanzan rispose:
"Io quella ragazza l’ho lasciata laggiù. Tu la stai ancora portando con te."

Un monaco domandò al maestro Tung-shan: "Come posso evitare il caldo e il freddo?"
Il maestro rispose: "Perché non ti trasferisci là dove non fa né caldo né freddo?"
"E dov'è questo posto?" chiese il monaco.
Disse Tung-shan:
"La dove, quando fa caldo, il monaco si sventola e, quando fa freddo, il monaco si riscalda."

Un grande guerriero giapponese che si chiamava Nobunaga decise di attaccare il nemico sebbene il suo esercito fosse numericamente soltanto un decimo di quello avversario.
Lui sapeva che avrebbe vinto, ma i suoi soldati erano dubbiosi.
Durante la marcia si fermò a fin tempio shintoista e disse ai suoi uomini:
"Dopo aver visitato il tempio butterò una moneta. Se viene testa vinceremo, se viene croce perderemo. Siamo nelle mani del destino".
Nobunaga entrò nel tempio e pregò in silenzio.
Uscì e gettò una moneta. Venne testa.
I suoi soldati erano così impazienti di battersi che vinsero la battaglia senza difficoltà.
"Nessuno può cambiare il destino" disse a Nobunaga il suo aiutante dopo la battaglia.
“No davvero" disse Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su tutt'e due le facce.

Un millepiedi viveva sereno e tranquillo.
Finché un rospo un giorno non disse per scherzo:
"In che ordine metti i piedi l'uno dietro l'altro?"
Il millepiedi incominciò a lambiccarsi il cervello e a fare innumerevoli prove.
Il risultato fu che da quel momento non riuscì più a muoversi.

"Si può portare il bue assetato al fiume, ma, se non sarà lui a bere, morirà."

Un uomo perse il suo anello più prezioso.
Cercò ovunque per ritrovarlo, ma nonostante la sua fatica non ci riuscì.
Si sedette su una pietra, disperato, cercando inutilmente di sopprimere la sua disperazione.
Come al solito il suo cane gli si avvicinò cercando le carezze del padrone.
Il vicino di casa lo salutò come ogni sera.
Gli amici gli fecero vedere i pesci che avevano pescato e gliene regalarono alcuni.
La moglie e i figli lo accolsero con affetto al suo arrivo a casa esattamente come accadeva sempre.
La giornata si concluse nella pace familiare.
Purtroppo il tormento per la perdita dell'anello perseguitava ancora l'uomo, il quale però pensò:
"nessuno si è accorto che ho perso l'anello, tutti si sono comportati con me come sempre, perché proprio io devo comportarmi in modo diverso con me stesso?".
Fu così che si addormentò sereno.

Un giorno Chao-chou trovò un discepolo inchinato davanti ad una statua del Buddha e lo colpì con un bastone.
Il monaco protestò: "Non è un atto meritorio adorare il Buddha?"
"Si," rispose il maestro "ma è ancora più meritorio lasciar perdere gli atti meritori."

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