Sono certo che il titolo di questo articolo potrà sorprendere i lettori che vedono il simbolo di Research Blogging
qui accanto, ma mi è sembrato simpatico utilizzare il titolo dell’opera
più famosa e controversa del filosofo italiano Emanuele Severino, del
1964, per rendere quello dell’articolo Parmenides Reloaded
dell’argentino Gustavo E. Romero, professore di Astrofisica
relativistica all’Università di La Plata e Capo Ricercatore del CNR
della nazione sudamericana. Degli argentini amo molte cose, tra le quali
senza dubbio la capacità di sorprendere con pensieri che solo la loro
terra sa suscitare (non è un caso che il realismo fantastico ha trovato
intorno al Rio del Plata una sua terra letteraria d’elezione).
L’argomento scelto dallo studioso d’oltreoceano, nella sua originalità,
ha suscitato la mia curiosità, che spero ti poter trasmettere al
lettore.
Romero sostiene infatti una
visione quadridimensionale, non dinamica, dello spazio-tempo, in cui il
divenire non è una proprietà intrinseca della realtà. Questa idea
presenta molti aspetti in comune con la concezione parmenidea
dell’universo. Prima di seguire le argomentazioni dell’astrofisico
argentino è utile tuttavia un piccolo ripasso di filosofia.
Parmenide di Elea (fine VI sec.
a.C. - prima metà V sec. a.C.) è stato uno dei principali filosofi
presocratici. Il suo pensiero era guidato dalla ricerca della Verità
come metodo filosofico, in contrapposizione all’opinione, cioè al
pensiero comune. Egli sosteneva che lo strumento che permette di
cogliere e definire la verità è il ragionamento rigoroso, il puro
procedimento logico che si esprime in un linguaggio esatto, basato sui
principi di identità e non-contraddizione, mentre l'opinione si
costruisce sul riferimento superficiale ai dati sensibili, che dà
origine a una conoscenza e un linguaggio contradditori. Non si tratta di
privilegiare una conoscenza meramente formale, perché il pensiero
logico racchiude la realtà del proprio contenuto: “la stessa cosa
infatti sono il pensare e l'essere”, perché pensare il nulla, il
non-essere, è impossibile.
Così la realtà, argomenta
l’eleate, deve necessariamente essere pensata come pienezza ed
esclusività dell'essere: l'opinione, che identifica la realtà con la
molteplicità degli enti sensibili e con il loro divenire, è illogica, in
quanto suppone che il non-essere possa essere pensato. Infatti, se il
non essere non è, non può inframmezzarsi all'essere e dividerlo in
parti; né può essere qualcosa da cui l'essere sorga o in cui si
dissolva. Sia la molteplicità, sia il divenire implicano il riferimento
al non-essere. Al contrario, l'unica realtà pensabile (e quindi l'unica
necessariamente esistente) è quella che si identifica totalmente con
l'essere e che, per conseguenza si deve concepire come unica ingenerata e
incorruttibile, indivisibile e immobile, omogenea e compiuta ''come la
massa di una sfera''. In poche parole: Ciò che è, è e Ciò che non è, non è, senza via di mezzo.
Se il divenire dell'essere è
quindi un'opinione senza verità, un'apparenza illusoria che inganna gli
uomini, l'essere non è mai nato, né mai morirà, cioè è eterno e non può
essere stato creato ex-nihilo. Per la stessa ragione non possiamo
accettare il fatto che l'essere si muova, perché per farlo dovrebbe
passare da un luogo ad un altro e muoversi in un elemento, lo spazio
vuoto, il non essere, che permetta lo spostamento e ciò è logicamente
contraddittorio. L’universo di Parmenide è unico, eterno, non generato, omogeneo, perfetto in sé, senza movimento e senza mutamento.
Torniamo ora alle argomentazioni
di Gustavo E. Romero. Egli esordisce dicendo che lo scopo della teoria
fisica è quello di rappresentare la realtà. Un presupposto basilare
della scienza è che nel mondo esistono le cose, e che esse possiedono
proprietà. Le proprietà possono essere rappresentate da funzioni
matematiche e altri oggetti astratti inventati secondo regole
autoconsistenti. Il valore delle funzioni e la struttura degli oggetti
matematici della teoria sono determinati da equazioni e condizioni
matematiche che rappresentano leggi fisiche. Quando cambiano le
proprietà delle cose, si dice che c’è un evento. Un evento è
specificato da una collezione di valori di funzioni stato. Ovviamente,
la caratterizzazione di una cosa non è unica. Uno specifico modello di
una cosa dipende dagli aspetti della realtà che sono considerati dalla
teoria. La successione di eventi (o processi) che interessano una cosa
costituisce la sua storia.
Una qualsiasi teoria fisica si riferisce a qualche tipo di enti
concreti. L’esistenza di questi enti è assunta dalla teoria. Se la
teoria si dimostra valida, aumenta la credibilità dell’esistenza di
questi enti. Se, viceversa, la teoria fallisce, gli enti postulati
possono essere considerati solo ipotesi esplorative, che possono essere
abbandonate. Il tipo di oggetti che le teorie fisiche assumono come
elementi del mondo possono cambiare man mano che evolve la nostra
conoscenza del mondo. Tutti gli esseri viventi, le particelle
elementari, i pianeti e le stelle, la nostra stessa visione
dell’universo possono cambiare, cambiando la nostra concezione
dell’esistente, di come sono le cose, di come sono collegate.
La gravità generale, formulata
da Albert Einstein nel 1915, è una teoria estremamente complessa ed
efficace, in cui il campo gravitazionale è descritto come curvatura
dello spazio-tempo. Le equazioni del campo sono dieci equazioni
differenziali non lineari nei coefficienti del tensore metrico dello
spazio-tempo. La teoria raggiunge il suo massimo potere predittivo
quando viene espressa indipendentemente dalle coordinate, nel linguaggio
della geometria differenziale astratta, nella formulazione nota come
varietà quadridimensionale dello spazio-tempo.
Il concetto fondamentale di questa formulazione della relatività generale è il concetto di spazio-tempo,
introdotto da Hermann Minkowski nel 1908. Lo spazio-tempo può essere
definito come la somma ontologica di tutti gli eventi di tutte le cose.
Non si tratta di un mero insieme, che è un oggetto matematico, sostiene
Romero, ma una proprietà relazionale emergente di tutte le cose. Tutto
ciò che è accaduto, tutto ciò che accade, tutto ciò che accadrà, è solo
un elemento dello spazio-tempo.
Come per ogni proprietà fisica,
possiamo rappresentare lo spazio-tempo con una qualche struttura
matematica che sia in grado di descriverla. La struttura matematica e la
proprietà rappresentata non devono tuttavia essere confuse: la
corrispondenza non è mai perfetta. Il modello multidimensionale dello
spazio-tempo adotta la seguente struttura:
Lo spazio-tempo può essere rappresentato da una varietà topologica
reale, quadridimensionale, differenziabile, liscia
Ogni evento è rappresentato da un punto della varietà (l’inverso non è necessariamente vero). Ogni elemento della struttura rappresenta un
evento. Adottiamo le 4 dimensioni perché sembra sufficiente fornire 4
numeri reali per localizzare un evento (cioè per fornire una
caratterizzazione minima). È sempre possibile fornire un insieme di 4
numeri reali per ogni evento, è ciò si può fare indipendentemente dalla
geometria intrinseca della varietà. Se esiste più di una singola
caratterizzazione di un evento, si può sempre trovare una legge di
trasformazione tra i diversi sistemi di coordinate. Ciò è una proprietà
fondamentale delle varietà.
Il modello adottato per lo
spazio-tempo assume alcuni enti che sono rappresentati matematicamente.
Nel nostro caso l’assunzione fondamentale è l’esistenza di ciò che viene
rappresentato dai punti della varietà: la totalità degli eventi, i
cambiamenti di tutte le cose e, perciò, tali cose, poiché non ci sono
cambiamenti senza cose che cambino.
Siccome la varietà è a 4
dimensioni, un processo, o persino l’intera storia di una cosa
tridimensionale, possono essere rappresentati da un oggetto
quadridimensionale. Una volta adottato, il modello costituito da una
varietà quadridimensionale ci consente di descrivere lo spazio-tempo da
un punto di vista quadridimensionale, dove non esiste alcun cambiamento
globale. Un cambiamento nello spazio-tempo richiederebbe una dimensione
supplementare, non inclusa nel modello, per la quale, secondo Romero,
non esiste alcuna ragione fisica.
Sequenze di cambiamenti e
processi irreversibili degli oggetti fisici sono descritti come
asimmetrie, caratteri intrinseci, dello spazio-tempo. La dinamica è il
risultato del confronto di diverse sezioni dello spazio-tempo. Il
“presente” non si muove. Il tempo non scorre, perché è una proprietà
relazionale intrinseca dello spazio-tempo.
Molti secoli dopo Parmenide,
sappiamo che il cambiamento può avvenire anche in un universo pieno: le
teorie dei campi hanno reso inutile il paradosso del non-essere
necessario al movimento dell’essere. I punti della struttura matematica
quadrimensionale rappresentano eventi, ma non esiste alcun cambiamento
che interessi lo spazio-tempo nel suo insieme. Lo
spazio-tempo quadridimensionale, rappresentato matematicamente dalla
varietà descritta da Romero, è invariabile, eterno, privo di moto,
unico, proprio come l’universo di Parmenide. I processi
irreversibili sono descritti da asimmetrie nella varietà. Gli oggetti
che popolano l’universo sono a 4 dimensioni. Essi possiedono “parti
temporali” come parti spaziali. In questo modo, afferma l’astrofisico
argentino, i bambini che siamo stati sono solo parte di enti più grandi,
noi, a 4 dimensioni. Ciò che chiamiamo nascita e morte sono solo limiti
temporali di tali enti.
Parmenide è ritornato, a quattro
dimensioni. In questa ottica, aggiungerei io seguendo il pensiero di
Emanuele Severino, Parmenide c’è sempre stato, perché “ciò che è, è per sempre”.
Gustavo E. Romero (2011). Parmenides reloaded Foundations of Science arXiv: 1109.5134v1
Gustavo E. Romero (2011). Parmenides reloaded Foundations of Science arXiv: 1109.5134v1
Nessun commento:
Posta un commento
Salve, donatemi un pò dei Vostri Pensieri: