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Fu allievo di Gorgia e discepolo di Socrate, fondò la scuola cinica, così chiamata perché i cinici si riunivano nel Cinosarge, il ginnasio ateniese dove erano accettati anche i "semi-cittadini" (Antistene era stato infatti ostracizzato da Atene), e per questo i suoi allievi furono chiamati Cinici (letteralmente Cinosarge significa "cane agile", da cui sarebbe derivato il nome di "cinici").
Fu maestro di Diogene di Sinope.
Pensiero
Antistene nega l'oggettività esistenziale del concetto socratico, riducendolo a soggetto prodotto dalla riflessione dell'uomo sulle cose della realtà circostante, disgrega il valore dell'idea platonica: celebre il suo motto "vedo il cavallo, non la cavallinità".
Ne consegue una forma di nominalismo: la conoscenza delle cose è limitata al puro nome, che, essendo proprio di ciascun oggetto, vieta di formulare predicazioni, cioè giudizi.
La filosofia di Antistene conduce sul piano morale in due direzioni: da una parte all'attivismo, simboleggiato dalla figura di Eracle, ovvero verso uno strenuo impegno individuale nella pratica della virtù; dall'altra parte verso un ritorno allo stato di natura, in cui l'uomo tende a liberarsi dei bisogni che eccedono la necessità della sopravvivenza.
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