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Il concetto di superuomo (traduzione tradizionale e corretta dal tedesco: Übermensch) fu introdotto dal filosofo Friedrich Nietzsche come figura dell'uomo che diviene se stesso nella nuova epoca contrassegnata dal nichilismo attivo.
Secondo Nietzsche, infatti, il nichilismo passivo che segue alla scoperta dell'inesistenza di uno scopo della vita può essere superato solo con un accrescimento dello spirito, il quale apre le porte a una nuova epoca.
Questa nuova epoca viene annunciata in "Così parlò Zarathustra" ("Also sprach Zarathustra"): è quella in cui l'uomo è libero dalle catene e dai falsi valori dettati dallo spirito apollineo e dalla filosofia di Socrate.
Il superuomo abbandona le ipocrisie dei moralisti e afferma se stesso, ponendo di fronte alla morale comune i propri valori.
Egli identifica il ritorno al mondo del pensiero dionisiaco, guidato dalle passioni.
Nietzsche è convinto dell'esistenza di un'unica vita terrena, legata a un corpo fisico; l'uomo è dunque solo corpo e deve lasciarsi guidare dalle proprie pulsioni, lacerando così il "Velo di Maya" introdotto da Schopenhauer, ovvero la Volontà che opprime l'individuo.
Lo scopo del superuomo non è posto in un universo trascendente ma trascendentale che punta alla felicità immanente tramite la capacità creativa.
Egli è visto come il grado più alto dell'evoluzione, ed esercita il diritto dettatogli dalla forza e dalla superiorità sugli altri.
Questo diritto gli si presenta tuttavia anche come dovere di contrapporsi all'ipocrisia della massa e va contro la stessa tradizionale etica del dovere.
Il superuomo contrappone al "Tu devi!" cristiano e kantiano l'"Io voglio!".
Nel concetto di superuomo è essenziale la volontà di potenza, che ha visto come movente della storia dell'uomo.
Essa si presenta nella creazione della natura così come nelle strutture sociali, e va continuamente oltrepassata.
Nel superuomo non rientra tuttavia alcuna prospettiva di violenza o spirito di dominio.
Nietzsche non va assolutamente inteso come precursore di Hitler, in quanto nella figura del superuomo non viene identificato un capo carismatico, ma un annunciatore di una nuova figura di uomo.
Zarathustra è colui che rende l'uomo consapevole di essere solo un ponte verso una sua più completa e "umana" affermazione, nella quale si serve di un supplemento di coscienza e di spirito per adempiere al soddisfacimento della propria esistenza.
Nonostante esso sia un modello del tutto a-morale, non può essere identificato come celebrazione del germanesimo, né con il superomismo legato al modello estetico di Gabriele d'Annunzio.
Il termine superuomo rappresenta la traduzione originale che fu data all'espressione "Übermensch"; tuttavia è rilevante l'interpretazione successiva di Gianni Vattimo, il quale afferma che la traduzione "Oltreuomo", secondo lui più letterale, risulta più appropriata e rispecchia meglio l'ideale portato da Nietzsche.
Il termine tedesco può comunque essere fatto risalire al greco ὑπεράνθρωπος (hyperànthropos), le cui prime attestazioni sono nel I secolo a.C., con Dionigi di Alicarnasso, e nel II secolo d.C., con Luciano.
In tedesco il vocabolo Übermensch appare per la prima volta nel 1527, in una lettera con la quale il domenicano Hermann Rab si scagliava violentemente contro i luterani.
Altri autori che usarono il termine, benché con un diverso contenuto semantico, furono il teologo Heinrich Müller, nell'opera "Geistliche Erquickungsstunden" (1664), Johann Gottfried von Herder e il filosofo indiano Sri Aurobindo.
Johann Wolfgang von Goethe ha usato il termine in senso ironico nel Faust ("Welch erbärmlich Grauen fasst Übermenschen dich!", parte I, scena I, v. 490) e nella sua poesia Zueignung (1787).
L'Über-Mensch per Nietzsche è inteso quasi come meta-uomo (nel suo significato etimologico di "oltre" e figurato di "fine"), a cui tendere e per cui venire selezionati ed educati; in quanto bisogna prima creare le condizioni psico-fisiche interne ed esterne adatte perché il superuomo possa apparire.
In questo da un lato prendendo a modello il grandioso splendore, culturale e politico, prodotto dalla secolare selezione psico-fisica della nostra passata aristocrazia (fenomeno comune a tutte le civiltà in ascesa ma "inconscio" rispetto alla sua teoria meta-umana) iniziato nel Rinascimento italiano e culminato nel '700 francese; dall'altro rifacendosi all'antico ginnasio greco o la Repubblica di Platone, il cui scopo finale era la creazione del guerriero-filosofo.
Uomo nuovo che però resta in bilico "sulla corda tesa sopra l'abisso", a metà rappresentante di quel superuomo al di là dell'ominide e per l'altra metà precursore e generatore dello stesso.
Di qui l'ammirazione di Nietzsche per la tragedia greca (in particolare Eschilo), quale mezzo educativo all'eroica tragicità della vita, e per il prometeico istinto dell'uomo rinascimentale (l'uomo universale) che nella sua completezza teorica e pratica sapeva tendere oltre l'"umano troppo umano"; con una magnificenza creatrice, culturale e politica, che quell'impulso vitale, "al di là del bene e del male", comporta.
Per lui, ed ai suoi tempi, ancora incarnato in particolare da Napoleone e Goethe.
Il superomismo, ossia l'atteggiamento di attesa di tipi umani superiori, non è stata comunque una novità assoluta introdotta da Nietzsche.
Per esempio, già un autore amato da Nietzsche, Ralph Waldo Emerson, ispirandosi al culto degli eroi di Thomas Carlyle, parlava di una variegata serie di figure umane idealizzate come i "grandi uomini", gli "uomini rappresentativi", "il Poeta", il "Pensatore" il "semidio" ma anche l'uomo della potenza e della sovrabbondanza vitale, che Emerson chiamava plus man nel saggio "Potenza".
Probabilmente l'übermensch nietzschiano è stato mutuato da quest'espressione. [senza fonte]
Nella sua opera "Così parlò Zarathustra" ("Also sprach Zarathustra") Nietzsche spiega i tre passi che l'essere umano deve seguire per divenire superuomo (uomo del superamento):
- Possedere una volontà costruttiva, in grado di mettere in discussione gli ideali prestabiliti;
- Superare il nichilismo, attraverso la gioia tragica e il recupero della volontà di potenza;
- Perpetrare e promuovere eternamente il processo di creazione e rigenerazione dei valori sposando la nuova e disumana dimensione morale dell'"amor fati", che delinea un amore gioioso e salubre per l'eternità in ogni suo aspetto terribile, caotico e problematico.
"Amor fati" è
una massima usata da Nietzsche per definire il corretto atteggiamento
del superuomo che accetta gioiosamente il destino al quale non può
sottrarsi, poiché è esso stesso l'unico in grado di realizzarlo
compiutamente.
I suoi maestri
Per esperienza storica, quanto e forse più importante del superuomo, erano per Nietzsche i suoi educatori all'universalità rinascimentale ed al "grande stile" tragico eschileo che, come nella Repubblica di Platone, l'Aio rinascimentale, Il Principe di Machiavelli o Napoleone, dovevano formare una nuova aristocrazia di "Signori della Terra" della politica mondiale.
In questo aiutati dall'arte, l'ascesi,... e la scienza per selezionare e rafforzare quel determinato tipo d'uomo superiore già apparso in passato in modo casuale e represso dal "gregge" in modo voluto; dando così inizio ad una filosofia sperimentale la cui meta-fisica, avvalendosi del sapere scientifico e le creazioni artistiche, elaborasse i canoni estetici (le nuove tavole dei valori) psico-fisici per ottenere e plasmare tali portatori della specie umana oltre sé stessa: gli "Iperborei".
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