Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

martedì 27 agosto 2013

Gandhi

Importante riferimento a tutta la questione trattata in questo Post è l'esauriente libro:
"The wishful thinking: storia del pacifismo inglese nell'Ottocento" di Giovanni Aldobrandini

La forza non deriva dalla capacità fisica.
Deriva da una volontà indomita.
(Gandhi, 1920)

Una cosa non è necessariamente vera perché un uomo è morto per realizzarla.
(Oscar Wilde, da "Il ritratto del signor W.H.")

Oggi l'Italia e l'Europa intera venerano quest'uomo.
In Italia è considerato come uno degli uomini più grandi.
Era un uomo devoto e religioso, né egoista né orgoglioso.
La povertà era per lui un ornamento.
Considerava le sofferenze altrui come le sue.
Ci sono davvero pochi esempi nel mondo in cui un uomo, da solo, ha portato tanto sollievo morale al suo paese, grazie alla sua forza di pensiero e alla sua estrema devozione, durante tutta la sua vita.
Tale fu Mazzini, l'unico.
(Gandhi, 1905)

"Una stupida coerenza è l'ossessione di piccole menti, adorata da piccoli uomini politici e filosofi e teologi. Con la coerenza una grande anima non ha, semplicemente, nulla a che fare.
Tanto varrebbe che si occupasse della sua ombra sul muro.
Dite quello che pensate ora con parole dure, e dite domani quello che il domani penserà con parole altrettanto dure, per quanto ciò possa essere in contraddizione con qualunque cosa abbiate detto oggi".
(Ralph Waldo Emerson)

Le apparenti contraddizioni nella vita di Tolstoj non sono un'infamia o un segno di fallimento.
Esse significano l'errore di chi osserva.
Emerson ha detto che una sciocca coerenza è lo spauracchio di una mente limitata.
Saremmo completamente perduti se cercassimo di vivere mostrando che non vi è stata nessuna contraddizione nel corso della nostra vita.
Cercando di vivere in quel modo, dovremmo ricordare ciò che abbiamo fatto ieri e armonizzare così le nostre azioni odierne con quelle di ieri; cercando di preservare un'armonia tanto forzata, dovremmo ricorrere alla non verità.
Il modo migliore è quello di seguire la verità per come la si vede al momento.
Se progrediamo giorno dopo giorno, perché dovremmo preoccuparci se gli altri vedono in noi delle contraddizioni?
(Gandhi, 1928)

Attenzione Gandhi, altrimenti si apre la porta del fanatismo, chi è che ha ceduto le armi, Tu oppure Ambedkar per cederti il passo?
Chi è stato il vero moderato nelle proprio convinzioni (che non significa non combattere per esse)?
Emerson ha ragione ma le parole dure a cui si riferisce sono anche quelle dirette a sè stessi e che ci devono mettere in dubbio (e la religione il dubbio te lo leva insieme alla ragione).
(LexMat)

Non è che nessuno abbia mai detto ciò che disse Tolstoj, ma il linguaggio di Tolstoj era magico, egli agiva proprio come predicava.
Egli, abituato alle comodità del benessere, cominciò a lavorare fisicamente.
Lavorava in una fattoria o faceva altri lavori per otto ore al giorno.
Purtuttavia non rinunciò all'opera letteraria.
Infatti, dopo aver iniziato il lavoro fisico, l'opera letteraria si fece più massiccia.
Fu durante il tempo libero, in questo periodo di yajna, che scrisse quello che descriveva come il suo lavoro più importante, "Cos'è l'Arte?".
La fatica fisica non influì sulla sua salute, ed era convinto di affinare il proprio intelletto.
Gli studiosi della sua opera testimonieranno che era vero.
(Gandhi, 1928)

Articoli sulle caste indiane:

Caste e Diaspore Indiane
di SUNIL DEEPAK, 8 gennaio 2011
"http://www.kalpana.it/ita/scrittori/sunil_deepak/caste_e_diaspore.htm"

"http://www.guidaindia.com/index.php?option=com_content&view=article&id=863&Itemid=60"

"http://www.ilpost.it/2010/09/13/caste-india-censimento/"
"http://www.ilpost.it/2010/09/13/caste-india-censimento/2/"

Leggere Post e Commenti relativi:
"http://www.ilpost.it/2011/12/16/christopher-hitchens-in-25-frasi/"
"http://www.ilpost.it/2011/12/16/christopher-hitchens-in-25-frasi/2/"
"http://www.ilpost.it/2010/07/09/perche-madre-teresa-non-dovrebbe-essere-santificata/"
"http://www.internazionale.it/miracoli-moderni/"
"http://www.ilpost.it/2010/11/27/dibattito-religione-blair-hitchens/"
"http://www.ilpost.it/2010/11/27/dibattito-religione-blair-hitchens/2/"
"http://www.ilpost.it/2010/11/27/dibattito-religione-blair-hitchens/3/"
"http://www.ilpost.it/2011/12/16/e-morto-christopher-hitchens-2/"

Da "http://neovedanta.blogspot.it/2011/08/sri-aurobindo-on-mahatma-gandhi.html" :

From: Sri Aurobindo on Mahatma Gandhi's non violence
Written By Kaali on Sunday, August 7, 2011

"Many educated Indians consider Gandhi a spiritual man.
Yes, because the Europeans call him spiritual.
But what he preaches is not Indian spirituality but something derived from Russian Christianity, non-violence, suffering, etc.
The gospel of suffering that he is preaching has its root in Russia as nowhere else in Europe, other Christian nations don"t believe in it."

"Purification can come by the transformation of the impulse of violence.
In that respect the old system in India was much better: the man who had the fighting spirit became the Kshatriya and then the fighting spirit was raised above the ordinary vital influence.
The attempt was to spiritualize it.
It succeeded in doing what passive resistance cannot and will not achieve.
The Kshatriya was the man who would not allow any oppression, who would fight it out and he was the man who would not oppress anybody.
That was the ideal.
Gandhi's position is that he does not care to remove violence from others; he wants to observe non-violence himself."

Importante articolo su Sri Aurobindo e Gandhi (in inglese):
"http://www.infinityfoundation.com/mandala/i_es/i_es_singh_message_frameset.htm"

Articolo su Gandhi (in inglese):
"http://www.academia.edu/326347/Changes_in_Mahatma_Gandhis_views_on_caste_and_intermarriage"

WikiQuote:
"http://it.wikiquote.org/wiki/Mahatma_Gandhi"

Da "http://www.ilpost.it/2011/06/25/hitchens-contro-gandhi/" :

La difesa degli "intoccabili", il pacifismo, l'uso del proprio corpo: su quanti aspetti di Gandhi vale la pena di riflettere?
25 Giugno 2011

Christopher Hitchens, giornalista, storico e scrittore di fama internazionale e vena polemica, si è dedicato sull’ultimo numero della rivista The Atlantic ad un’analisi piuttosto critica della personalità di Gandhi.
Hitchens ha 62 anni ed è nato a Portsmouth, in Inghilterra.
Anche se mantiene la cittadinanza britannica, vive dal 1981 negli Stati Uniti e ha scritto, tra gli altri, per The Atlantic, Vanity Fair e Slate.
L’etichetta che forse lo descrive meglio è "polemista": un ateo militante e critico di tutti gli integralismi, è celebre per diverse stroncature di personalità politiche e religiose, tra cui Madre Teresa di Calcutta, Bill Clinton e Henry Kissinger.
Il Post aveva tradotto parte del dibattito tra Hitchens e Tony Blair sul ruolo e l’utilità della religione, che si era tenuto a Toronto lo scorso novembre.

Nel 1995, Hitchens pubblicò un libro ("La posizione della missionaria") fortemente critico su diversi aspetti della vita e dell’operato di Madre Teresa di Calcutta, tra cui il suo supporto alla famiglia dei dittatori haitiani Duvalier.
Nel 2002 fu chiamato dal Vaticano a sostenere la voce "critica" nei confronti della religiosa durante il processo di beatificazione, con un ruolo simile a quello tradizionalmente chiamato di "avvocato del diavolo" (abolito pochi anni prima da papa Giovanni Paolo II).
Un libro uscito lo scorso marzo gli ha dato ora l’occasione di dedicarsi a un’altra personalità di fama storica e mondiale: Gandhi.
Il libro si intitola "Great Soul: Mahatma Gandhi and His Struggle With India" ed è una biografia scritta dal premio Pulitzer Joseph Lelyveld.

Hitchens osserva per prima cosa che il libro è estremamente equilibrato e riesce nel difficile compito di fornire i dati biografici senza forzare il lettore verso un ritratto univoco del personaggio: ad ogni modo, secondo Hitchens, dà ai lettori che vogliano vederle tutte le informazioni per farsi un’idea di Gandhi diversa e meno sistematicamente positiva rispetto alle agiografie più popolari.

Durante il periodo passato in Sudafrica all’inizio della sua carriera di avvocato, Gandhi non sembrava particolarmente colpito dalla situazione della popolazione nera nel paese, che nei suoi scritti nomina a volte con il termine dispregiativo kaffir.
Aiutò anche ad organizzare il supporto ospedaliero per una spedizione bellica contro gli Zulu.
Tornato in India, anche le sue posizioni contro il sistema delle caste nella società indiana furono più sfumate di quanto si è abituati a credere: non si spinsero per molti anni a criticarlo nella sua interezza, anche se certamente la sua battaglia contro la discriminazione degli "intoccabili" fu molto tenace e convinta.
Ma forse anche in questo caso vale la pena di riflettere, dice Hitchens.
Gandhi chiamò gli appartenenti ai gruppi sociali emarginati harijan, "figli di Dio".
Questi milioni di persone avevano già un rappresentante molto deciso nel giurista e politico B. R. Ambedkar, che invitava le vittime del sistema delle caste ad abbandonare l’induismo, il sistema religioso che permetteva e codificava il loro sfruttamento e la loro emarginazione.
Gandhi e Ambedkar si scontrarono ripetutamente sulla questione della rappresentanza politica dei fuori casta, e Ambedkar si impegnò molto più concretamente nel miglioramento effettivo dei loro diritti e della loro qualità della vita; Gandhi, al contrario, non fece quasi nulla per organizzarli e rappresentarli, anche se dichiarava di "rappresentare nella mia stessa persona la grande folla degli intoccabili".

Ma soprattutto quanti ne ha fatti morire per seguirlo nelle sue idee, anche se diceva che nessuno doveva poter dire di seguirlo, dato che lui seguiva soltanto sè stesso.
(LexMat)

Ancora durante gli ultimi anni della sua vita (era nato nel 1869), Gandhi pensava che il nemico principale dell’India fosse la modernità: secondo lui, il nuovo stato avrebbe dovuto rifiutare l’industria e la tecnologia, per rimanere fedele alla vita rurale dei "700.000 villaggi dell’India", un’espressione evocativa che Gandhi utilizzava spesso.
In una lettera di quando aveva quarant’anni, elencava tra i segni della modernità da rifiutare ferrovie, telegrafi, ospedali, avvocati (la sua stessa professione) e medici.

Anche a proposito dei concetti indù recuperati da Gandhi e messi a fondamento della sua attività politica, la ahimsa (rifiuto della violenza e convinzione dell’unità profonda di tutti gli esseri viventi) e la satyagraha che ne deriva (un termine concepito dallo stesso Gandhi), Hitchens ha qualche appunto da fare.
Gandhi credeva che il suo modello fosse applicabile in tutte le situazioni, e non mancò di farlo notare nei difficili momenti storici che avvennero nel mondo durante la sua vita.
Nel 1939 scrisse una lettera personale ad Adolf Hitler in cui lo chiamava "Amico mio" e proseguiva tentando di convincere il dittatore nazista a seguire il suo esempio di non violenza e rifiuto della guerra, in ragione dei successi che aveva personalmente già ottenuto.
Così, poco tempo dopo, suggerì ai britannici di lasciare che la Germania invadesse la "bellissima isola", con tutti i suoi "bellissimi palazzi", perché in ogni caso "gli darete tutto questo, ma non le vostre anime, né le vostre menti."

Hitchens critica queste iniziative e queste idee come "arroganti"; Lelyveld, il biografo, rimane più diplomatico e definisce le lettere a Hitler "un mix disperato e naif di umiltà e ego".

"Ho sempre rispettato e ammirato Gandhi per l'acume politico e la volontà di ferro da lui dimostrata in innumerevoli occasioni.
Ma secondo me la sua visita a Londra fu un errore.
La leggendaria importanza della sua figura diminuì sulla scena londinese, e la sua ostentazione religiosa fece poca impressione sulla gente.
Nel clima freddo e umido dell'Inghilterra, con la fascia tradizionale che gli cingeva le reni ricadendogli in disordine attorno alle gambe, egli parve un personaggio assurdo.
Fu così che la sua presenza a Londra divenne materia per barzellette e caricature."
(Charlie Chaplin)

Forse questo mostra solo i miei pregiudizi eurocentrici, ma interi passaggi del libro sono resi opprimenti, alla lettura, e non è certo colpa di Lelyveld, dalla necessità di registrare ogni misero grammo ingerito da Gandhi nel suo regime alimentare, ogni pollice quadrato di membra e di torace che sentiva necessario mostrare al mondo intero, ogni punto di stoffa meticolosamente fatta in casa in cui avvolgeva il resto del suo corpo, ogni atto di astinenza dal sesso e ogni esercizio di mortificazione fisica di sè.
Dal punto di vista della personalità, questi sono di solito i lineamenti di un fanatico e di un aspirante al martirio, mentre dal punto di vista dell’ideologia rappresentano l’idea molto discutibile che l’ascetismo e l’austerità, persino la povertà, sono buone per l’anima.

In conclusione, la critica principale al modo di pensare e di agire di Gandhi è il disprezzo per il mondo materiale, considerato egoista, grezzo e malato, mentre tutto quanto appartiene alla sfera spirituale è considerato puro e altruistico.

Questa falsa antitesi è alla base di ogni fondamentalismo religioso, anche quando la sua deliberata indifferenza permette, e perfino incoraggia, un forte peggioramento nelle condizioni del mondo "reale".


Da "http://scienzamarcia.blogspot.it/2011/06/perche-gli-intoccabili-odiano-gandhi.html" :

Perché gli intoccabili odiano Gandhi?
Articolo di Thomas C. Mountain (l'editore dell'Ambedkar Journal)
tratto e tradotto da Countercurrents.org

In India, considerata la più grande democrazia, del mondo, la leadership del movimento in rapida crescita dei Dalit non ha niente di buono da dire a riguardo di Mohandas K. Gandhi.
Ad essere onesti Gandhi è attualmente uno dei più odiati leader indiani fra quelli che la leadership dei Dalit (o "intoccabili") considera nemici della propria casta.

Molti si sono chiesti come io possa osare fare simili affermazioni.

In risposta io chiedo alle persone che non sono indiane di cercare di tenere in mente il mio ruolo di messaggero in tale questione.
Io sono l'editore dell'Ambedkar Journal, fondato nel 1996, che è stata la prima pubblicazione su internet ad occuparsi della questione dal punto di vista dei Dalit.
Il mio co-editore è M. Gopinath, che è stato tra l'altro Editore del quotidiano Dalit Voice ed ha poi fondato il Times of Bahujan, quotidiano nazionale del Partito Bahujan Samaj, il partito dei Dalit indiani, il più giovane partito indiano ed il terzo per importanza.
Il presidente dell'Ambedkar Journal al tempo in cui fu fondato era il Dr. Velu Annamalai, il primo Dalit nella storia ad ottenere una laurea in ingegneria.
(...)  La leadership dei Dalit con la quale lavoro ha ricevuto diverse decine di milioni di voti alle ultime elezioni in India.
Ma adesso, torniamo alla questione che riguarda 850 milioni di persone, perché i Dalit odiano M.K. Gandhi?

Per iniziare, Gandhi era un membro della cosiddetta "casta alta".
Le caste alte rappresentano una piccola minoranza in India, circa il 10-15% della popolazione, e tuttavia dominano la società indiana in una maniera molto simile a quella in cui i bianchi governavano il Sud Africa durante il periodo in cui era ufficialmente in corso l'Apartheid.
I Dalit spesso usano la locuzione "Apartheid in India" quando parlano dei propri problemi.

La costituzione indiana fu scritta da uno dei principali critici ed oppositori politici di Gandhi, il Dr. Ambedkar, dal quale prende nome il nostro giornale, e che fu il primo Dalit nella storia a ricevere un'istruzione (se non hai mai sentito parlare del Dr. Ambedkar ti pregherei di avere la mente aperta a quanto sto dicendo, perché è un po' come parlare della fondazione degli Stati Uniti e non avere mai sentito nominare Thomas Jefferson).

La maggior parte dei lettori sono familiari col grande sciopero della fame di Gandhi contro il cosiddetto Patto di Poona nel 1933.
Quello contro cui protestava Gandhi, rischiando persino la morte, era l'inclusione nella bozza della Costituzione Indiana, proposta dai britannici, di una norma che riservava ai Dalit il diritto i eleggere i propri rappresentanti.
Il Dr. Ambedkar, con la sua laurea in legge ottenuta a Cambridge, era stato scelto dai britannici per scrivere la nuova costituzione indiana.
Avendo passato la sua vita a combattere la discriminazione basata sulle caste, il Dr. Ambedkar era giunto alla conclusione che l'unica maniera in cui i Dalit avrebbero potuto migliorare la propria vita era quella di avere il diritto esclusivo di votare per i propri rappresentanti, ovvero che una parte dei seggi al parlamento fosse riservata ai Dalit e che solo i Dalit potessero votore per questi seggi riservati.

Gandhi era determinato ad impedire che ciò avvenisse e fece uno sciopero della fame per cambiare questo articolo nella bozza della costituzione.
Dopo diverse rivolte nelle quali decine di migliaia di Dalit furono massacrati, e con un rapido aumento di tali violenze previsto nel caso in cui Gandhi fosse morto, il Dr. Ambedkar si decise, con Gandhi sul letto di morte, a rinunciare al diritto dei Dalit di eleggersi da soli i propri rappresentanti, e Gandhi pose fine al suo sciopero della fame.
In seguito, sul proprio letto di morte, il Dr. Ambedkar avrebbe detto che quello era stato il più grande errore della sua vita, che se avesse potuto tornare indietro avrebbe rifiutato di rinunciare alla norma che garantiva la rappresentanza dei Dalit, pure se ciò avesse dovuto significare la morte di Gandhi.

Come la storia ci ha mostrato, la vita della stragrande maggioranza dei Dalit in India è cambiata poco dalla conquista dell'indipendenza indiana più di 50 anni fa.
Le leggi scritte nella Costituzione indiana dal Dr. Ambedkar, molte delle quali modellate sulle leggi introdotte negli ex stati schiavisti americani della Confederazione durante la ricostruzione seguita alla guerra civile (scoppiata per salvaguardare la liberazione dalla schiavitù dei negri americani), non sono mai state applicate dal sistema giudiziario e dal parlamento.
Una piccola frazione delle quote ovvero dei posti di lavoro riservati ai Dalits nell'istruzione e nel governo sono stati occupati.
I Dalit sono ancora discriminati sotto tutti gli aspetti nei 650.000 villaggi dell'India nonostante l'esistenza di leggi specifiche che mettono al bando tali comportamenti.
I Dalit sono le vittime di embarghi economici, della negazione dei basilari dirtti umani come quello di avere accesso all'acqua potabile, di utilizzare strutture pubbliche, di avere accesso all'istruzione, e persino di entrare nei templi Indù.

Ancor oggi, la maggior parte degli Indiani, e tra questi anche la maggioranza dei Dalit, crede che i Dalit stiano scontando una punizione comminata da Dio per i propri peccati commessi in una vita precedente.
Secondo i dettami dell'induismo  l'unica speranza di un Dalits è quella di essere un bravo servo delle classi per potere poi dopo la morte rinascere incarnandosi in un membro di alta casta.
Questa credenza è denominata varna in sanscrito, il linguaggio degli ariani orginari che imposero l'induismo in India circa 3.500 anni fa.
Cosa interessante, la parola "varna" si traduce letteralmente dal sanscrito con la parola "colore".

Questa è una delle regole d'oro della liberazione dei Dalit, che varna significa colore, che l'Induismo è una forma di oppressione  razzista e che, come tale, è l'equivalente dell'Apartheid in India.
I Dalit sentono che se avessero avuto il diritto di eleggere i propri rappresentanti sarebbero stati capaci di inziare a sfidare la dominazione delle alte caste nella società indiana ed avrebbero inziato a percorrere il lungo cammino verso la libertà.
Essi danno la colpa a Gandhi ed al suo sciopero della fame intrapreso per impedire tutto ciò.
Ecco spiegato nella maniera più succinta possibile, perché gli attuali leader Dalit dell'India odiano M.K. Gandhi.

Questa è, ovviamente, una eccessiva semplificazione.
I problemi sociali dell'India rimangono i più drammatici del mondo e pochi paragrafi non sono sufficienti a spiegare la questione in maniera soddisfacente.
Il mondo dei Dalit ed il movimento di un popolo maltrattato e tiranneggiato, gli "intoccabili" dell'India, sta appena iniziando ad essere conosciuto alla maggior parte della gente che nel mondo si preoccupa dei diritti umani.
Dal momento che i Dalit si organizzano da soli ed iniziano a sfidare in India le regole basate sulle caste, è doveroso per  tutte le persone di buona coscienza iniziare a scoprire quello per cui stanno lottando i Dalit e la loro leadership.
Un buon punto per iniziare è quello di M.K. Gandhi e del motivo per cui egli è così odiato dai Dalit in India.

Thomas C. Mountain è l'editore dell'Ambedkar Journal che si occupa dei Dalit dell'India ed è stato fondato nel 1996.
I suoi articoli sono comparsi nelle testate Dalit di tutta l'India, incluso il Dalit Voice ed il Times of Bahujan così come sulle prime pagine della stampa indiana mainstream, di proprietà delle alte classi.
Egli raccomanda la visione del premiato film "Bandit Queen" come il miglior esempio della vita delle donne e dei Dalit nei villaggi indiani, che è la storia Phoolan Devi, una persona brutalmente assassinata, del cui comitato di difesa internazionale Thomas C. Mountain è  stato un membro fondatore.
Può essere contattato all'indirizzo di mail 'tmountain@hawaii.rr.com'.

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