Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

venerdì 9 agosto 2013

Dio è morto

Da WikiPedia:

"Dio è morto" non è inteso letteralmente, come "Dio è fisicamente morto", piuttosto è la maniera usata da Nietzsche (che infatti riteneva che Dio non esistesse) per dire che l'idea di Dio non è più fonte di alcun codice morale o teleologico.
Nietzsche riconosce la crisi che la morte di Dio rappresenta per le considerazioni morali esistenti, poiché "quando uno rifugge la fede cristiana, uno si toglie il diritto della morale cristiana da sotto i piedi". Questa moralità è senza dubbio auto-evidente ...
Rompendo uno dei principali concetti della cristianità, la fede in Dio, cade il tutto: "nulla di necessario rimane nelle mani".
Ciò è perché ne "Il Folle", il folle si rivolge non ai credenti, ma agli atei, il problema è ritenere valido un qualunque sistema di valori in assenza di un ordine divino.

La morte di Dio è un modo per dire che l'uomo non sarà più capace di credere in qualunque ordine cosmico quando riterrà che non ne esiste uno.
La morte di Dio condurrà, secondo Nietzsche, non solo al rifiuto della credenza in qualsivoglia ordine cosmico o fisico, ma anche al rifiuto dei valori assoluti stessi, al rifiuto di credere in un'oggettiva ed universale legge morale che lega tutti gli individui.
In questa maniera, la perdita di una base sicura della morale condurrà al nichilismo.
Il nichilismo è ciò su cui Nietzsche lavorò per trovare una soluzione al fine di rivalutare i fondamenti dei valori umani.
Questo significò, per Nietzsche, cercare una base che andasse più a fondo dei valori cristiani.

Nietzsche credeva che la maggioranza delle persone non riconoscesse (o rifiutasse di riconoscere) questa morte a causa di paure e ansietà ormai radicate.
Inoltre, se questa morte venisse ampiamente accettata, la gente dispererebbe e il nichilismo diverrebbe rampante, verificando il credo relativistico che afferma che la volontà umana è una legge contro se stessa, qualunque cosa sarebbe permessa.
Questo è, in parte, il motivo per cui Nietzsche ritenne la cristianità nichilistica.
Secondo Nietzsche, il nichilismo è la naturale conseguenza di qualsiasi idealistico sistema filosofico, poiché tutti gli idealismi soffrono della stessa debolezza della morale cristiana, che non c'è alcun fondamento sopra il quale iniziare a costruire.
Per questo motivo definì se stesso come "un uomo sotterraneo" al lavoro, uno che scava e scava senza sosta.

In effetti il passo completo narra di un uomo, un folle, il filosofo per eccellenza che esclama: "Cerco Dio! Cerco Dio!" e riaccende il "Cerco l'uomo" di Diogene.

Nuove possibilità

Nietzsche pensava che ci potessero essere possibilità positive per l'uomo senza Dio.
L'abbandono della fede in Dio apre la strada per sviluppare completamente le abilità creative dell'uomo.
Il Dio Cristiano, egli scrive, non sarebbe più sulla loro strada e gli uomini potrebbero smettere di guardare sempre a un regno soprannaturale ed iniziare a comprendere il valore di questo mondo.

L'ammissione della morte di Dio sarebbe come un foglio bianco.
È libertà di diventare qualcosa di nuovo, di diverso, di creativo, libertà di essere qualcosa senza essere obbligato a portare il peso del passato.

Dalla "morte di Dio" nasce infatti un nuovo modo di concepirlo, quale ideale umano e "... stato massimo, come un'epoca...un punto nello sviluppo della volontà di potenza, in base al quale si spiegherebbe tanto lo svolgimento ulteriore quanto il prima, ciò che è stato fino a lui ...".
"L'assoluto cambiamento che interviene con la negazione di Dio...ora siamo noi stessi Dio... Dobbiamo conferire a noi stessi gli attributi che assegnavamo a Dio ...".

Nietzsche usa la metafora del mare aperto, che può essere allo stesso tempo rinfrancante e terrificante.
Quelli che alla fine imparano a creare le proprie vite daccapo rappresenteranno un nuovo stadio dell'esistenza umana, l'Oltreuomo.
La "morte di Dio" è la motivazione per l'ultimo (e incompleto) progetto filosofico di Nietzsche, la "rivalutazione di tutti i valori".

La morte di Dio per Nietzsche

Nietzsche è il pensatore occidentale a cui fa riferimento la più elaborata e carica di conseguenze riflessione sulla morte di Dio.
Essa si configura, per Nietzsche, come una realtà teorica e storica al tempo stesso, che non fonda cioè le sue radici solamente su un convincimento ideale e personale del filosofo, bensì su una vera e propria realtà di fatto, ovvero sulla fine di tutte le illusioni dell’essere umano, alla quale gli uomini cercano di far fronte creandosi dei sostituti, quali idoli e miti di varia natura e di varia specie, che diano un senso alla vita ma anche alla morte, in modo che ognuno si veda e si senta realmente ricompensato delle proprie fatiche, delle rinunce e degli affanni, immaginandosi di venire un giorno ripagato e premiato nell'oltre-vita e nell'oltre-mondo, ovvero nell’aldilà.
Essa assume inoltre la portata di un evento epocale e caratterizzante che, oltre ad aver influito su buona parte del pensiero del filosofo, coincide anche con la perdita di tutte quelle certezze, che, con la loro crisi, hanno fatto cadere l’umanità stessa nel dubbio e nell’incertezza.
Infatti è il mondo stesso, col suo caos, il suo disordine e la progressiva mancanza di punti fissi che gettano su tutto l’ombra del relativismo, a giustificare il fatto che Dio non esiste più e che oggettivamente non può più esistere, una volta presa coscienza dell'ambiente naturale e caotico dell'esistenza, le cui leggi sono date dal punto di vista dell'uomo e non viceversa.

Di qui la presa di coscienza di Nietzsche, che fa del suo indubitabile ateismo quasi una parola d’ordine, il quale si configura al tempo stesso anche come denuncia del carattere "alienante" di ogni professione religiosa, questione a suo tempo già formulata e dibattuta da Feuerbach.

Ne "La gaia scienza", la morte di Dio viene annunciata da un uomo folle, che giunge tra gli uomini ad avvisarli di questo avvenimento così importante, e spingendoli a creare l'Oltreuomo, inizialmente tradotto con il termine fuorviante "superuomo", per riempire il vuoto lasciato da questo avvenimento, causato da tutti gli uomini.
Gli uomini, infatti, hanno ucciso Dio, che rappresenta le certezze assolute che finora avevano mantenuto gli uomini lontano dall'incertezza propria dell'età moderna.
Ma il folle si accorge di essere giunto in anticipo: questa notizia non era ancora arrivata in quei luoghi.

Naturalmente questa metafora nasconde molti significati nascosti, molti concetti molto profondi.
Il tema della morte di Dio intesa come eliminazione di una legge sovrumana sarà trattato anche in "Così parlò Zarathustra", rappresentato questa volta dal drago chiamato "tu devi".
Nell'annuncio della morte di Dio, poi, viene esposto già il concetto di oltreuomo, che deve creare delle leggi proprie per sostituire quelle del Dio oramai morto.

Il concetto di morte di Dio è quindi profondamente connesso a quello di nichilismo.
La presa di coscienza della uccisione di Dio deve portare a ciò che Nietzsche chiama nichilismo attivo, segno della cresciuta potenza dello spirito.

Teologia della morte di Dio

A partire dagli anni Sessanta, in ambienti soprattutto nordamericani, vengono sviluppate in ambito teologico delle riflessioni molto radicali sul concetto di secolarizzazione, riprendendo almeno in parte il discorso del teologo tedesco protestante Dietrich Bonhoeffer.
Nel mondo contemporaneo lo spazio del sacro, del metafisico si è dissolto, l'esperienza di Dio è esperienza della sua assenza, tutta a vantaggio di un "uomo adulto" e autonomo.
Alla teologia della morte di Dio si fanno risalire il vescovo anglicano J.A.T. Robinson, W. Hamilton, Th. Altizer, G. Vahnian, H. Cox e P. Van Buren.

Nessun commento:

Posta un commento

Salve, donatemi un pò dei Vostri Pensieri: