Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

mercoledì 21 agosto 2013

Sri Aurobindo

Da WikiPedia:

"L'uomo è un essere di transizione."
(Sri Aurobindo)

E' stato un filosofo e mistico indiano, considerato dai suoi discepoli un Avatar, un'incarnazione dell'Assoluto.
Poeta, scrittore e maestro di yoga, si distinse anche per il suo impegno politico in favore dell'indipendenza dell'India.

Per sei anni (dal 1914 al 1920) compilò la rivista Arya, nella quale andrà elaborando le sue maggiori opere in prosa: La vita divina, La sintesi degli Yoga, Il ciclo umano, L'ideale dell'unità umana, i Saggi sulla Gita, Il segreto dei Veda, oltre a studi di linguistica comparata e a numerosi altri saggi di filosofia, di critica poetica e letteraria: circa cinquemila pagine in sei anni.
In queste opere Sri Aurobindo illustra la propria visione del mondo e dell'evoluzione, creando quella che Romain Rolland definiva "la più vasta sintesi mai realizzata tra il genio dell'Asia e il genio dell'Europa".
Aldous Huxley parlerà di Sri Aurobindo come del "Platone delle generazioni future".
E tuttavia Sri Aurobindo diceva "in confidenza" ad alcuni suoi discepoli:
"mai e poi mai sono stato un filosofo, benché abbia scritto di filosofia: ma questa è un'altra storia.
Prima di praticare lo yoga... sapevo pochissimo di filosofia; ero poeta e mi occupavo di politica, non certo di filosofia. Nel 1914 un intellettuale francese mi aveva proposto di collaborare a una rivista filosofica, e dato che la mia teoria era che uno yogi deve riuscire a fare qualsiasi cosa, non avevo argomenti per rifiutare; poi lui fu richiamato in guerra e mi lasciò con 64 pagine di filosofia da riempire ogni mese, tutte da solo! L'ho potuto fare perché mi bastava trasporre in termini intellettuali ciò che avevo osservato e appreso un giorno dopo l'altro nella pratica dello yoga: ed ecco che la filosofia nasceva automaticamente. Ma questo non vuol dire essere filosofo!".
Sri Aurobindo scriveva in un modo davvero particolare: non un libro alla volta, ma quattro e anche sei libri contemporaneamente, sui temi più svariati: e non doveva fare nessuno sforzo cerebrale, come egli stesso ha cercato di spiegare in alcune lettere.
"Vorrei sottolineare che non pensavo quando scrivevo per la rivista Arya, come non penso mai quando scrivo queste lettere e queste risposte... Scrivo nel silenzio mentale cose che arrivano già formate... Il migliore sollievo per il cervello è quando il pensiero si forma fuori del corpo e al di sopra del capo. In ogni caso per me è avvenuto così".

Il "vero lavoro" di Sri Aurobindo

Il 24 novembre 1926 Sri Aurobindo decide di ritirarsi nella sua stanza, dalla quale non uscirà mai più, fino alla morte, il 5 dicembre del 1950.
Il ritiro era necessario per potersi concentrare più intensamente in quello che egli considerava il suo vero lavoro: "Non è contro il governo britannico che ora devo battermi, questo chiunque può farlo, ma contro l'intera Natura universale!".
Da quel momento egli si circonda di quella riservatezza che doveva caratterizzare l'intera esistenza trascorsa a Pondicherry.
"La mia vita non si è svolta in superficie, affinché gli uomini la possano vedere".
Continuò comunque ad intrattenere un fitto epistolario con decine e decine di corrispondenti, tanto che questo assumerà una mole considerevole (solo una parte delle lettere sono state raccolte in sei volumi, col titolo di Lettere sullo Yoga), affrontando gli argomenti più disparati: arte, letteratura, yoga, filosofia, politica.
Durante la seconda guerra mondiale egli si schierò pubblicamente a favore degli Alleati, cercando invano di far capire ai capi politici dell'epoca, tra cui Gandhi, l'importanza di contrastare con ogni mezzo le pericolosissime mire espansionistiche di Hitler e del nazismo.

Dopo aver percorso le strade spirituali del passato, aver sperimentato le più svariate esperienze di comunione divina e di realizzazione interiore, Sri Aurobindo si lancia alla ricerca di una più completa esperienza, capace di unire i due poli dell'esistenza, la Materia e lo Spirito.
Mentre la maggior parte dei percorsi mistici del passato portavano ad un aldilà che sboccava ineluttabilmente al di fuori della vita terrestre, l'ascesa spirituale compiuta da Sri Aurobindo costituisce il preludio di una discesa della luce e del potere dello Spirito nella Materia, allo scopo di trasformarla.
Sri Aurobindo vede (proprio come gli antichi Rishi che composero i Veda) che il mondo manifestato non è un errore o un'illusione che l'anima dovrebbe rigettare per far ritorno al cielo o rientrare nel Nirvana: il mondo è la grande scena di una evoluzione spirituale, una evoluzione o avventura della Coscienza per mezzo della quale dall'Incoscienza originaria si va sviluppando una manifestazione progressiva, in divenire, della Coscienza Divina, celata fin dall'origine o involuta nella Materia.
La mente rappresenta la più alta vetta finora raggiunta dall'evoluzione, ma non è la più elevata in assoluto.
L'uomo stesso, afferma Sri Aurobindo, è soltanto "un essere di transizione".
Al di sopra della mente esiste una Sopramente, una Coscienza-di-Verità, una divina Gnosi sopramentale che possiede spontaneamente la luce e il potere della suprema Conoscenza Divina e la cui discesa sulla terra è destinata ad apportare un radicale cambiamento nella vita e nella materia.
La dimostrazione dell'attualità di questa trasformazione, che è in corso e non è di là da venire, si può trovare in quel prezioso documento di evoluzione sperimentale che sono i tredici volumi dell'Agenda di Mère: essa è aperta alla "comprensione" di tutti coloro che vogliono conoscerla e sperimentarla.

Da WikiQuote:

Il dio che sorride

Sono veri solo quei pensieri il cui contrario è anche vero, a suo tempo e luogo; i dogmi indiscutibili sono il più pericoloso genere di menzogna.

L'amore della solitudine è il segno di una disposizione per la conoscenza; ma si giunge alla conoscenza solo quando si percepisce la solitudine sempre e ovunque, nella folla, nella battaglia e sulla piazza del mercato.

Vivi per Dio nel tuo vicino, Dio in te stesso, Dio nel tuo paese e nel paese del tuo nemico, Dio nell'umanità, Dio nell'albero, nella pietra e nell'animale, Dio nel mondo e fuori del mondo; allora sarai sulla giusta via della liberazione.

Quando chiami qualcuno "imbecille", come ti succede a volte, non dimenticare tuttavia che tu stesso sei stato il più grande imbecille dell'umanità.

I poeti danno molta importanza alla morte e alle afflizioni esteriori, ma le sole tragedie sono le sconfitte dell'anima, e l'unica epopea è l'ascesa trionfante dell'uomo verso la divinità.

Il coraggio e l'amore sono le uniche virtù indispensabili; esse manterranno vive l'anima anche se tutte le altre dovessero addormentarsi o venire eclissate.

È difficile essere nel mondo un uomo libero pur vivendo la vita ordinaria degli uomini; ma appunto perché è difficile, bisogna tentare e riuscirvi.

L'ateismo è una protesta necessaria contro la perversità delle Chiese e la ristrettezza delle fedi.
Dio lo usa come una pietra per abbattere questi castelli di carte insudiciate.

Essi mi hanno detto: "Queste cose sono allucinazioni".
Mi sono informato su che cosa fosse un'allucinazione, ed ho scoperto che sta ad indicare un'esperienza soggettiva o psichica che non corrisponde ad alcuna realtà oggettiva o fisica.
Allora mi sono seduto e mi sono meravigliato dei miracoli della ragione umana.

La beatitudine è lo scopo di Dio per l'umanità; ottieni questo bene supremo per te stesso innanzitutto, affinché tu possa distribuirlo interamente ai tuoi simili.

Il caso non esiste in questo universo; l'idea d'illusione è anch'essa un'illusione.
Non c'è mai stata ancora, nella mente umana, un'illusione che non nascondesse una verità o non ne fosse la deformazione.

Finché una causa ha dalla sua parte anche una sola anima che abbia una fede intangibile, non può perire.

Un pensiero è una freccia scagliata sulla verità: può colpire un punto, ma non coprire la totalità del bersaglio.
L'arciere è però troppo soddisfatto del proprio successo per chiedere di più.

La malattia tornerà sempre nel corpo se l'anima è malata; poiché i peccati della mente sono la causa segreta dei peccati del corpo.
Allo stesso modo la povertà e le preoccupazioni torneranno sempre nell'uomo, finché la specie umana resterà sottomessa all'egoismo.

L'egoismo uccide l'anima; distruggilo.
Abbi cura però che il tuo altruismo non uccida l'anima altrui.

Non la pietà che punge il cuore e rammollisce l'essere interiore, ma una compassione e una carità divine, potenti e imperturbabili, ecco le virtù che dovremmo incoraggiare.

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