Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

venerdì 25 aprile 2014

Alexandre Koyre (é)

Da WikiQuote:

Non è dal lavoro che nasce la civiltà: essa nasce dal tempo libero e dal gioco.
(citato in Domenico De Masi, Il Futuro del Lavoro)

Il metodo cioè la via, è la sola via che ci possa liberare dall'errore e ci possa condurre alla conoscenza della verità.
(Lezioni su Cartesio, p. 39)

Il cosmo scomparso.
Le idee oscure e confuse, che fanno nascere il dubbio e che sono, a loro volta, distrutte dal dubbio, sono quelle che ci pervengono dalla tradizione e dai sensi.
Per quanto riguarda quelle chiare, quelle vere, esse sono innanzi tutto le idee matematiche.
E la ragione è ugualmente la ragione matematica.
Poiché solamente nelle matematiche la mente umana è giunta all'evidenza e alla certezza ed è riuscita a costruire una scienza, una vera disciplina in cui progredisce con ordine e chiarezza dalle cose più semplice alle costruzioni più complicate.
Quindi il metodo cartesiano, questo metodo che Cartesio ci dice di aver creato prendendo il meglio delle "tre arti o scienze che egli da giovane aveva un po' studiato": la Logica, L'Analisi dei Geometri e l'Algebra, si fonderà essenzialmente sulla matematica.
(Lezioni su Cartesio, p. 59)

È curioso constatare – ed insisto su questo punto, perché mi sembra di importanza capitale, e perché, pur essendo noto, non mi sembra abbastanza sottolineato – è curioso constatare l'indifferenza pressoché totale del mondo romano per la scienza e la filosofia. Il cittadino romano si interessa alle cose pratiche. L'agricoltura, l'architettura, l'arte della guerra, la politica, il diritto, la morale.
Ma si cerchi in tutta la letteratura latina classica un'opera scientifica degna di questo nome, e non si troverà; un'opera filosofica, ancor meno. Si troverà Plinio, cioè un insieme di aneddoti e racconti da comare; Seneca, cioè un'esposizione coscienziosa della morale e della fisica stoiche, adattate – il che significa semplificate – ad uso del pubblico romano; Cicerone, cioè i tentativi filosofici di un letterato dilettante; o Macrobio, un manuale di scuola elementare.
È veramente stupefacente, se vi si presta attenzione, che i Romani, non producendo nulla essi stessi, non abbiano nemmeno mai sentito il bisogno di procurarsi delle traduzioni. In effetti, al di fuori di due o tre dialoghi platonici (tra cui il Timeo) tradotti da Cicerone – trasduzione di cui non ci è pervenuto nulla – né Platone, né Aristotele, né Euclide, né Archimede sono mai stati tradotti in latino. Almeno nell'età classica. Perché se è vero che l'Organon di Aristotele e le Enneadi di Plotino lo furono, è parimenti vero che in fin dei conti ciò avvenne molto tardi e per opera di cristiani.
(Scritti su Spinoza e l'averroismo, pp. 63-64)

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