Da "http://giulionapoleoni.blogspot.it" :
Capire l'impostazione di fondo della filosofia hegeliana è sempre stato
per me un problema, e la filosofia di Hegel è certamente una delle più
difficili.
Nel volume di Franca D'Agostini "Nel chiuso di una stanza con la testa
in vacanza" (Carocci 2005) ho trovato però dei passaggi illuminanti che
mi hanno molto aiutato:
"Ogni realista difensore della cosa senza soggetto sta in verità
parlando di se stesso, e difendendo il proprio modo di guardare la
realtà.
Questo vale naturalmente anche per i difensori della
soggettività senza la realtà: almeno e se non altro in quanto devono
postulare come reale, dunque violare e rendere oggettivo, quel soggetto
di cui difendono il primato contro gli oggetti.
In altre parole, nel momento in cui difendo i diritti dell'oggetto, lo
faccio dal punto di vista di un soggetto tanto potente da saper
conoscere perfettamente, e perciò difendere, il proprio altro; nel
momento in cui invece difendo i diritti della soggettività lo faccio
assumendo il soggetto stesso come un oggetto e un dato obiettivato, e
dunque postulo un oggetto tanto forte da poter modellare con la sua
forma il suo differente.
Questa elementare dialettica è il vizio di forma di qualsiasi posizione
unilaterale.
Ma l'opinione di Gadamer (come quella di Hegel), è che
tutti, i soggettivisti come i difensori dell'oggettivo, sono in qualche
modo spossessati dalla oggettività di questa dialettica,
che - essa stessa - costituisce il movimento proprio di qualcosa che
non è interamente riducibile al soggettivo, né all'oggettivo, pur
essendo proprio dell'uno e dell'altro."
Ecco. Questa è la dimensione in cui si colloca la filosofia hegeliana.
Di che si tratta? Del linguaggio, di quella dimensione oggettiva ma
costituita attraverso il "solidificarsi dell'esperienza umana in
concetti-parole", quindi qualcosa che ha una radice soggettiva e la cui
oggettività non coincide però con quella delle cose. "Il linguaggio non è
né uomo né cosa".
Hegel esalta e valorizza questa dimensione intermedia fra le cose (gli
enti fisici) e i vissuti (gli eventi mentali), in cui troviamo oggetti
che sono un prodotto collettivo dell'umanità e sono collegati fra loro
in una struttura non statica bensì soggetta al mutamento, alla
trasformazione storica.
Questa dimensione è in fondo quella della filosofia stessa, quella nella
quale si collocano le indagini filosofiche, e la filosofia è anche
quell'ambito "intermedio" fra scienza e arte che potrebbe far uscire
dalla guerra delle "due culture" (umanistica vs scientifica) invitando all'ascolto reciproco, fornendo un terreno comune entro il quale dialogare.
Forse il male culturale del nostro tempo è proprio il non riuscire a tenere insieme i discorsi sui fatti e i discorsi sui valori.
Ricordatevi che di qualsiasi scritto, dove nasce da una idea un conflitto,
bisogna coglierne della logica l'essenza, per un sano spunto di partenza.
Se non si è schiavi di una religione, una idea anche se forte,
può far utilizzo della ragione, come del pennello ne fa l'arte.
(LexMat)
Quanto rimane, è un destino dove solo la conclusione è fatale.
Ed a dispetto della morte, tutto è libertà, un mondo di cui l'uomo è il solo padrone.
(Albert Camus)
Presentazione
La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Salve, donatemi un pò dei Vostri Pensieri: