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Da "http://viadellebelledonne.wordpress.com/2013/09/10/fisica-della-malinconia-di-georgi-gospodinov/" :
Libro: "Fisica della malinconia" di Georgi Gospodinov
"Fisica della malinconia" (edizioni Voland, 2012) è l’ultimo libro di
Georgi Gospodinov.
Ho volutamente usato il generico sostantivo libro e
non romanzo perché quello di cui sto parlando è un testo composito e
articolato che offre diversi piani di lettura e pure se l’autore stesso
lo definisce un romanzo vorrei far capire ai futuri lettori che è molto
di più.
E’ un libro di racconti, un saggio
sulla scrittura, una riflessione sul tempo, una rivisitazione dei miti
che sono ormai entrati a far parte del subconscio collettivo europeo, un
viaggio nel mondo fantastico e magico dell’infanzia e in quello delle
creature ad essa affini gli animali, un libro di geografia (o
geografie), un mini trattato di fisica quantistica.
Tuttavia il tema, il
motivo che percorre tutto il libro è quello dell’empatia di cui è
affetto il protagonista: "empatia patologica o sindrome ossessiva
empatico-somatica".
Si trattava di una malattia eccezionalmente rara e
incurabile, ma i picchi appartenevano all’infanzia” ci spiega.
E davanti
alla parola empatia non si può non pensare a Edith Stein che
all’empatia ha dedicato un libro, "Il problema dell’empatia", in cui la
designa come "un genere di atti nei quali si coglie l’esperienza vissuta
altrui o meglio attraverso l’empatia sono presso l’altro Io e rendo
esplicita la sua esperienza vitale postvivendola" e inquadra l’empatia
accanto al giudizio in modo che anche al sentire possa essere
riconosciuto un valore conoscitivo.
E in effetti per il protagonista del
romanzo l’empatia, questa esperienza vitale della coscienza altrui, è
anche un modo per ripercorrere il suo passato, per entrare nella sua
storia attraverso le persone che lo hanno preceduto, un fondersi di
memoria famigliare e memoria propria, così come accade un po’ a tutti
noi quando non sappiamo più se un ricordo è veramente tale o se lo è
diventato a forza di sentircelo raccontare.
L’empatia è una dote, anzi è
la dote, assieme a quelle dell’ascolto e dello stupore, dei poeti e
Georgi Gospodinov nasce come poeta e con sensibilità e fedeltà poetica
ha scritto questo libro in cui ha, in qualche modo, tolto alla sua
scrittura e dunque alla storia che ci racconta, la duplice
determinatezza dello spazio e del tempo aumentando a dismisura i
riferimenti così che ci si ritrova davvero in un labirinto di storie.
Eppure è un libro coerente, che si segue bene, perché l’autore sembra sì
voler disorientare il lettore, ma poi come Arianna gli dona il suo
filo, in modo che alla fine il lettore si trova davanti un disegno di
senso compiuto.
A me è parso trovare questo filo dove l’autore scrive: "il passato, la malinconia e la letteratura – sono queste le tre balene
senza alcun peso che mi interessano".
E tutte e tre le balene nuotano nelle pagine di questo romanzo e noi con
loro cullati dalla sua prosa vivace attraverso la quale ci offre un
percorso alternativo ai labirinti che sono dentro di noi, non temendo di
esplorarne le zone buie ma anche gli angoli illuminati magari solo da
una piccola finestra da cui sbirciare il mondo all’altezza delle
caviglie.
Perché un labirinto di storie può essere una persona, un
labirinto di storie e di pronomi.
"L’io, l’io!… Il più lurido di tutti i
pronomi" dice il nostro Gadda ne "La cognizione del dolore" eppure,
sembra dirci Georgi Gospodinov, se l’io si unisce agli altri pronomi le
cose possono semplificarsi o anche complicarsi ma si avrà comunque una
visione più vera e completa del senso dell’esistenza di ognuno.
Ce lo
suggerisce lo stesso protagonista del romanzo non tanto e non solo per
via della sua dote empatica ma attraverso il suo alter ego Gaustìn, anzi
direi la sua antiparticella Gaustìn visto che le antiparticelle sono
prodotte nelle interazioni tra particelle con la trasformazione di
energia in massa e che hanno la stessa massa ma carica elettrica
opposta.
Questo misterioso personaggio che sembra vivere in una
dimensione parallela, come lo può essere la letteratura o come ce la può
raccontare la fisica con il suo affascinante mondo microscopico che ci
offre una lettura diversa del mondo macroscopico.
E perché un senso
molto stretto con il contenuto del romanzo è espresso nel titolo stesso.
Einstein diceva: "La vita è come andare in bicicletta. Se vuoi rimanere
in equilibrio, devi muoverti" (e tra l’altro nel romanzo è raccontato
anche un episodio legato ad una caduta da una bicicletta) e i fisici
dicono che si può affermare che il 90% della nostra massa non è altro
che il movimento delle particelle che ci compongono.
Allora Georgi
Gospodinov ci suggerisce che il ripercorrere e interrogare il proprio
passato come ciò che fa di noi quello che siamo oggi, la letteratura
come movimento verso l’altro, come aprirsi all’altro per conoscere
meglio se stessi e dare il meglio di se stessi sono degli atti, delle
azioni necessarie alla nostra autenticità.
Per quanto riguarda la
malinconia lascio la parola ad Alberto Savinio:
MALINCONIA. Afflizione
dell’anima affine alla tristezza, ma questa affligge più vivamente (più
materialisticamente). Anche se cupa e profonda, la malinconia trova
ancora sorgenti di tenerezza.
Si direbbe che essa ha per carattere la
dolcezza. La tristezza è disperata, la malinconia viene nelle "soste"
della speranza. Se tanta malinconia è negli antichi, è perché
l’immortalità, quell’immortalità "terrestre" cui essi erano destinati (o "condannati") esclude la speranza.
Arte vera è spesso malinconica, ma
triste mai.
In fondo la differenza fra tristezza e malinconia è questa,
che la tristezza esclude il pensiero, la malinconia se ne alimenta.
Guardate come ‘pensa’ la Malinconia di Durer.
Socrate, nel Fedone, dice
che una divinità avendo tentato un giorno di confondere il dolore e la
voluttà, e non essendo riuscita, fece in modo che almeno in un punto
aderissero assieme.
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