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La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

mercoledì 11 settembre 2013

Riflessione sull'insegnamento della Filosofia nei Licei e nei Classici in particolare

Da "http://www.liceo-carducci.it/nuovo_sito/delbianco/" :

di Enrico del Bianco
Riflessione sull'insegnamento della Filosofia nei Licei e nei Classici in particolare

L’istruzione liceale e, in particolare, quella classica era stata posta da Giovanni Gentile al vertice dell’edificio scolastico: da essa, infatti, doveva emergere la classe dirigente del nuovo stato fascista.
In questo progetto educativo un posto particolare, anzi, sicuramente il più importante, spettava all'insegnamento della filosofia, intesa come sapere assoluto capace di inverare i contributi parziali e tendenzialmente dogmatici delle scienze esatte e naturali.
Ebbene, se anche si è inclini a riconoscere alla scuola gentiliana elementi di validità che le nuove proposte non  devono  certo  disperdere,  sicuramente  tra  questi  elementi  non  può  essere  collocata  la  concezione idealistica della filosofia.
In questa sede non è nostro compito mostrare le ragioni storiche e teoretiche della convinzione gentiliana, basti ricordare come l'eccezionale sviluppo delle scienze umane e naturali intervenuto nel nostro secolo e la stessa direzione presa dal dibattito filosofico non lascino ormai alcun posto per una filosofia intesa come sapere  assoluto autofondantesi, presuntusamente convinto della propria superiorità rispetto alla faticosa ricerca basata sul controllo empirico-sperimentale delle conclusioni teoriche.
Come correttamente sostiene F.Barone [1] sono due i significati del filosofare che mantengono un'indiscutibile fecondità nell'attuale dibattito teorico e e che quindi possono essere utili  ad una scuola che, pur non rinunciando alla "formazione generale" cara alla tradizione liceale, non disdegni l'approfondimento di alcune specifiche aree disciplinari.
Il primo dei due significati a cui accennavamo è quello espresso nella locuzione Weltanschauung, significato che interessa tutti coloro che sono sensibili all'interrogativo sul senso delle vicende umane e che quindi pervengono ad una "raffigurazione" che è anche una valutazione [2].
Da questo punto di vista l'insegnamento della Filosofia avrà come obiettivo la presa di coscienza della molteplicità e quindi della relatività delle Weltanschauungen che hanno caratterizzato e che caratterizzano la storia dell'umanità.
Ma sarebbe restrittivo considerare la filosofia soltanto come Weltanschauung.
Essa, infatti, è anche riflessione sugli strumenti concettuali e linguistici con cui l'uomo produce le sue immagini della realtà.
Dunque la filosofia è anche "analisi concettuale" dei vari ambiti del sapere che collaborano alla formazione delle visioni del mondo e che, a loro volta, ne sono condizionati.
Parliamo insomma delle "filosofie di...", della scienza, del linguaggio, del diritto, etc..
In questa ottica identifichiamo un altro obiettivo fondamentale dell'insegnamento della filosofia, vale a dire la conoscenza e la precisazione  dei problemi epistemologici relativi ai vari campi culturali e in particolare alle discipline che caratterizzano il corso di studi.
Con  questa  duplice  caratterizzazione dell'insegnamento  filosofico  risulterà  superata  l'astratta contrapposizione tra "impostazione storica" e "impostazione problematica" in quanto, in riferimento al primo significato sopra indicato, rimane essenziale la prospettiva storico-cronologica, liberata ovviamente dalle velleità enciclopediche e dalle tentazioni dossografiche; in riferimento, poi, al secondo significato non si esiterà a trattare approfonditamente le problematiche filosofiche presenti nel dibattito contemporaneo, cogliendole nella loro storica determinatezza e non come "problemi intramontabili dell'animo umano" [3].

Nel liceo classico la suddetta impostazione deve trovare la sua corretta traduzione, che dia ragione sia del carattere altamente formativo di questa scuola, che di quello "professionalizzante", mirante ad assicurare anche una preparazione "specialistica".
Relativamente al primo aspetto la filosofia opererà, come in tutte le altre scuole, come Weltanschauung, in relazione al secondo dovrà svolgere il suo servizio di "analisi concettuale" dei "saperi" presenti nel corso di studi.
I "saperi" in questione sono le scienze umane come per la storia, le scienze del linguaggio operanti nell'insegnamento-apprendimento delle lingue antiche e moderne e le scienze esatte e naturali.
La filosofia, appunto, dovrà proporsi di compiere un'analisi epistemologica di questi ambiti scientifici, contribuendo così ad abbattere la barriera tra le due tradizionali "culture", quella umanistica e quella scientifica.

1 cfr. F.Barone, L'irriducibile soggettività, in "Dove va la filosofia italiana", Laterza, Bari 1986 pp.17-25.
2 cfr. Ibidem p.19.
3 cfr. L.Vigone, L'insegnamento della filosofia e la riforma della scuola media superiore, in "Filosofia, sapere, insegnamento", Paideia Brescia.

Evidentemente questa proposta non vede nel liceo classico la scuola "dove si studiano solo le materie umanistiche", ma anzi identifica in esso l’istituzione educativa dove con maggior impegno si ricerca l’integrazione tra le varie discipline nel rispetto dei rispettivi statuti epistemologici.
Infatti la particolare attenzione posta dal liceo classico alle lingue "compiute" consentirà di individuare la specificità dei linguaggi dei diversi ambiti teorici.
In questo senso  il liceo classico risulterà essere il vero "liceo linguistico", non tanto  perché in esso si imparano  tante  lingue,  quanto  perché esso presta una  particolare  attenzione  al fenomeno del linguaggio.

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