Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

lunedì 3 febbraio 2014

La Volontà di Potenza (Chesterton)

Da "http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=258&id_n=28261&pagina=1&fo=" :

Non c'è quindi una legge di natura che costringa l'uomo nelle sue catene di causalità necessaria. Il determinismo è confutato innanzitutto sul piano della esperienza concreta e poi su quello più propriamente scientifico.
La difesa della libertà umana condotta da Chesterton affronta però anche un altro opposto avversario. Il determinismo era un clima consolidato contro cui si ergevano anche alcune teorie che Chesterton ugualmente contesta. Egli le fa risalire a Nietzsche e per certi altri aspetti a Tolstoj; i loro seguaci inglesi, contro cui più strettamente polemizza sono principalmente G. B. Shaw, il poeta John Davidson e per certi aspetti H.G. Wells.
Il punto comune delle loro teorie era l'affermazione, contro il razionalismo deterministico, della Volontà, ma della volontà intesa come sostrato divino del mondo, Volontà di potenza come nuovo principio etico opposto alla morale corrente, volontà come autoaffermazione e autoesaltazione dell'uomo.
Questi autori, dice Chesterton
Sono dei fanatici, e ne hanno ben donde: con questa dottrina della divina autorità del volere, essi si illudono di poter uscire dalla dannata fortezza del razionalismo. Pensano di poter evadere.
Ma non possono. Questo orgoglio della Volontà finisce nello stesso sfacelo e nello stesso vuoto del puro procedimento logico
”. (GKC, Ortodossia, pag. 54)
Queste dottrine della Volontà infatti fraintendono profondamente la natura della volontà.
Non si può ammirare la volontà in generale perchè l'essenza della volontà è di essere particolare. [...] Tutti costoro parlano della volontà come qualcosa che erompe, che si espande. Ma è proprio vero il contrario: ogni atto di volontà è un atto di auto limitazione. [...] Scegliendo una cosa, voi rifiutate tutte le altre.
L'obiezione che i fautori di questa teoria sogliono fare all'atto del matrimonio, è un’ obiezione a qualunque atto. Ogni atto rappresenta una scelta e un'esclusione irrevocabile. Quando sposate una donna, rinunziate a tutte le altre, così come quando prendete una decisione rinunciate a prendere le altre. Se diventate Re d'Inghilterra, voi rinunciate al posto di bidello a Brompton. Se ve ne andate a Roma, sacrificate una ricca e attraente vita a Wimbledon
”. (GKC, Ibidem, pag. 55 e 56)
E' questa deficienza di analisi razionale che condanna le dottrine della Volontà: come l'esaltazione della ragione razionalista ha condotto alla paralisi del pensiero, così l'esaltazione della volontà e quindi dell'azione per sé stessa conduce alla paralisi fisica
Il volere del Tolstojano è reso frigido da un istinto buddista che ogni azione determinata sia male; il volere del nietzschiano è ugualmente immobilizzato dalla sua stessa idea che ogni determinata azione sia bene; giacché se ogni azione è bene nessuna azione si distingue da un'altra. Sono fermi, l'uno e l'altro, a un crocevia, dove l'uno rifiuta tutte le strade e all'altro invece piacciono tutte.
La conclusione non è difficile ad immaginarsi: rimangono fermi al crocevia
”. (GKC, Ibidem, pag. 59 e 60)
In parole povere, quella libertà o volontà che essi esaltano non ha nulla a che vedere con la reale libertà umana, che è capacità di scelta tra possibilità diverse ma pur sempre finite. La libertà umana pur possedendo una sorta di onnipotenza, non permette all'uomo di evadere dall'ambito del finito; ogni scelta infatti lega l'uomo più strettamente alla sua finitudine, determinandolo in un particolare. L'errore che accomuna la dottrina della volontà di potenza con il pacifismo tolstoiano è il loro identico atteggiamento di ripulsa verso il finito.
Poiché il loro errore nasce da una mancanza di analisi razionale, vale a dire di realismo, il loro rifiuto dell'intellettualismo finisce precisamente nell'intellettualismo: rinunciare alla ragione non è ragionevole e conduce allo stesso risultato cui conduce ogni posizione irragionevole: il fallimento
Questo estremo tentativo per sfuggire all'intellettualismo finisce nell'intellettualismo e perciò nella morte. La liberazione non c'è stata.
L'anarchismo sciolto da tutte le leggi e il materialismo costretto nei lacci di una legge fatale arrivano allo stesso risultato negativo
”. (GKC, Ibidem, pag. 59)
Nella polemica contro queste posizioni su un solo aspetto della definizione della libertà Chesterton insiste: la libertà non è mancanza di limiti. La libertà non è qualcosa che supera un limite, espandendosi, ma qualcosa che fissa un limite, determinandosi.
Ebbi l'impressione che il mondo concepisse la libertà come qualcosa che agisce verso l'esterno. lo l'ho sempre concepita come qualcosa che agisce verso l'interno”. (GKC, Autobiografia, pag. 106)

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