Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

martedì 12 novembre 2013

Morbido è bello. Perché amo il femminino e detesto Nietzsche, pur ammirandolo.

Da "http://fanuessays.blogspot.it/2012/01/morbido-e-bello-perche-amo-il-femminino.html" :

La società è un’impalcatura…su cui una specie prescelta di individui è in grado di innalzarsi al suo compito superiore e soprattutto a un "essere" superiore.
Al di là del Bene e del Male
Ciò che determina la tua condizione è l’ammontare di potere che rappresenti: il resto è codardia.
La volontà di potenza.
L’ordine delle caste, la successione gerarchica delle classi, esprime la suprema legge della vita stessa.
L’Anticristo
Si promuove il proprio io e sempre a spese degli altri...la vita vive sempre a spese di un'altra vita - chi non lo comprende, non ha ancora fatto il suo primo passo verso l'onestà.
Volontà di Potenza
Il fenomeno fondamentale: innumerevoli individui sacrificati a vantaggio di pochi: per rendere possibili i pochi.
Volontà di Potenza
È necessario che gli uomini superiori dichiarino guerra alla massa! Non c'è luogo in cui i mediocri non si radunino per diventare padroni! Tutto ciò che rammollisce, addolcisce, valorizza il "popolo" o il "femminino", agisce a favore del suffrage universel, ossia del dominio degli uomini inferiori.
Volontà di Potenza
La vita stessa non riconosce nessuna solidarietà, nessuna "uguaglianza di diritti" fra le parti sane di un organismo e quelle degenerate: queste ultime devono essere amputate - oppure l'insieme va in rovina. Avere compassione dei décadents, concedere uguaglianza di diritti anche ai falliti, sarebbe la più profonda immoralità, sarebbe l'antinatura posta come morale.
Volontà di Potenza
E non sarebbe una specie di meta, di soluzione e di giustificazione per lo stesso movimento democratico se venisse qualcuno che se ne servisse - affinché finalmente trovi una via per dare una forma nuova e sublime alla schiavitù.
Volontà di Potenza
Io vi insegno il superuomo. L'uomo è qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l'uomo? Che cos'è per l'uomo la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. E questo appunto ha da essere l'uomo per il superuomo: un ghigno o una dolorosa vergogna
Così parlò Zarathustra
Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!». Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: «Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun'altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello?
Nietzsche, La gaia scienza, Libro IV, n. 341).

È possibile dividere il mondo in mille maniere. Ad esempio, si può partire dalla contrapposizione solido/morbido (liquido).
Tempo fa un sostenitore di Berlusconi scriveva su facebook: “il partito di plastica, come ci chiamate spregiativamente, è un partito solido e con una nerchia possente in grado di respingere qualsiasi tentativo di deriva autoritaria del pci”.
Questo motivo del "ce l'ho duro" ritorna implacabilmente nelle esternazioni delle personalità autoritarie, di destra e di sinistra, dei razzisti, integralisti, nazionalisti/patrioti, fondamentalisti, elitisti, ecc.
Klaus Theweleit ci ha mostrato che il femminino è associato alla morbidezza ed alla liquidità (all’etereo dell’anima, dello spirito), il mascolino alla durezza, alla graniticità (al corpo, alla materia). Il razzista necessita di profilassi quando si trova alle prese con la liquidità della “melma extra-comunitaria”: teme di essere infettato. Il potere è il suo viagra, la supremazia su tutto ciò che non è sufficientemente duro, coriaceo, corazzato.
Le personalità autoritarie, i feticisti del mascolino, si inchinano al cospetto del maschio alfa di turno, SEMPRE. Coriacei all’esterno, sono morbidi dentro, ma non lo vogliono e possono ammettere. Molti cristianisti superomistici sarebbero i primi a convertirsi all'Islam, in un'ipotetica Eurabia, così come molti comunisti si sono convertiti al berlusconismo o al cristianismo. L’importante, per loro, è essere devoti: al loro ego e a qualunque entità collettiva che consenta loro di venerarlo (il proprio ego, appunto) senza dar mostra di narcisismo.
Il potere inebria questi ego mascolini, insicuri e proprio per questo armati di luoghi comuni e pregiudizi virilisti: dà loro la possibilità di plasmare la materia e la Creazione a loro gusto e discrezione.
Donne, trans, gay, drogati, zingari, ebrei progressisti, liberal, stranieri, tifosi avversari, ecc. sono tutti troppo fluidi, soffici, melmosi, virali, pandemici. Bisogna tenerli a bada, magari scendendo a valle dalla granitiche montagne con gli itifallici kalashnikov, carichi (non sterili). Falli eretti, confini netti, auto-tribalizzazione intruppante, moralismo ipocrita ma intransigente e guaine identitarie immunizzanti. Tutto può essere utile a creare degli ego rassicurati.
Cosa c'è di vivo in tutto questo? Nulla. È necrofilia inconsapevole. La vita è impura, promiscua, contingente, aperta, non auto-referenziata ma, soprattutto, scorre e cambia (panta rei). La plastica e la roccia non sono vive. Sono “sicuri da morire”, come suggeriva l’antropologo indo-statunitense Arjun Appadurai.
Nietzsche è l’epitome di questa mentalità, un compendio delle idiosincrasie dell’ego mascolino.
Fanno un po’ sorridere i difensori di Friedrich W. Nietzsche, perché spesse volte difendono il loro idolo soprattutto per non dover mettere in discussione la validità delle loro scelte e la presentabilità della loro personalità. Il filosofo tedesco fu senza dubbio un genio, ma chiunque l’abbia letto con un minimo di attenzione e che sia dotato di una coscienza/empatia sufficientemente sviluppata, non avrà potuto fare a meno di notare la continuità di un pensiero che va da Callicle a Terry De Nicolò, passando per Hitler:
E che, lo chiarisco subito, ha una sua rispettabilità. Sì, sto dicendo che l’ideologia nazista, per quanto rivoltante, aberrante, sanguinaria e mostruosa, non è un non-pensiero, è e rimane una filosofia, una filosofia che è sempre esistita e sempre esisterà, perché fa parte della Creazione, come ho cercato di spiegare qui: 
È una prospettiva sul mondo parziale, insufficiente, narcisistica, egocentrica, superficiale, ecc. ma non è inesistente. Non è l’antitesi del sapere.
Si è detto che Nietzsche non può essere considerato un filosofo, giacché ha condannato l’uso dell’intelletto e della logica preferendovi l’istinto e le emozioni. È certamente vero che fu ignorato dall’ambiente filosofico fino alla prima guerra mondiale, quando divenne un ottimo strumento di propaganda. È altrettanto vero che non ha mai davvero amato nessuno tranne che se stesso, si è autoproclamato artista senza produrre vera arte, ma solo una serie di aforismi a volte acutissimi ed illuminati/illumnanti, altre volte avvilenti per la loro dozzinalità (anche i geni non possono essere sempre al meglio).
Eppure rimane uno dei più grandi filosofi della storia umana e quel che ci ha insegnato non è meno prezioso di quel che ci hanno insegnato un Socrate, un Wittgenstein o un Lao Tzu.
Mentre la massima parte dei maestri spirituali dell’umanità ha insegnato che ego va tenuto sotto controllo e, se possibile, ridimensionato – perché ego è nemico dell’empatia –, Nietzsche insegna che bisogna gonfiarlo, come la coda di un pavone, come il gozzo della rana toro quando si sente minacciata o deve competere con un altro maschio: “Una piccola Rana vide, dalla riva del suo stagno limaccioso, un grosso Bue e, tanto si stupì della sua prestanza fisica che desiderò intensamente diventare come lui. Cominciò così a gonfiarsi a più non posso; infine, soddisfatta, si mostrò al Bue:
- Guardami un po', - lo apostrofò con aria di sfida - sono ben grossa? - Non è sufficiente, vecchia mia, ci vuol altro! La Rana, invidiosa, si gonfiò di più e poi, si gonfiò ancora, ma la sua pelle fragile, ahimè, si lacerò per lo sforzo e la minuscola Rana vanitosa si trovò ridotta come un sacco vuoto, senza vita, simile a quei tali intriganti, tutta apparenza e niente sostanza, che non contenti di quello che hanno, fanno il passo più lungo della gamba per eguagliare modelli inimitabili” (Jean de La Fontaine, "Le Fiabe degli Animali").
Nietzsche sostiene che l’unica motivazione umana è la volontà di potenza. Mitezza e dolcezza servono solo a mascherare il vero movente. Santo o tiranno pari sono. La negazione di questa volontà di potenza è una malattia e Nietzsche è il medico dell’umanità. Ma il problema è psicologico: Nietzsche è un uomo che cerca la potenza fuori da sé perché si sente insicuro ed inadeguato. La persona veramente forte si può permettere di essere giusta e gentile, il debole no: l’ansia lo divorerebbe. I più piccoli, deboli esseri umani sono i più egoisti: “grandi” e duri fuori, piccoli e morbidi dentro. Purtroppo il palcoscenico della storia è quasi sempre stato occupato da uomini che non si sentono sufficientemente uomini e nel contempo sentono il bisogno di dimostrare a tutti di esserlo, di non essere emasculati, ma virili, granitici appunto.
Nietzsche dichiara che alla società serve il Superuomo, qualcuno che sia libero di fare quel che gli pare. Dio è morto e non ci sono norme universalmente applicabili, né ci sono punizioni per i propri capricci. Il Superuomo è l’alfa e l’omega della società. È in lui e nel servirlo che essa trova il suo fine e significato. I superuomini, che incarnano la legge – come il Führer –  formeranno una casta razzialmente pura e dominante ed il resto della popolazione sarà ridotta allo condizione di paria o chandala (impurità intrinseca).
Quando si definisce Nietzsche un liberatore, bisognerebbe tenere bene a mente il fatto che il suo unico intento emancipativo riguardava il superuomo. L’uomo ordinario doveva essere soggiogato, denigrato, asservito. Per la prima volta un filosofo va oltre Machiavelli e proclama la necessità dell’uso della violenza e della brutalità fino all’eliminazione degli “inadatti”. Non pone nessun limite a ciò che le creature superiori possono fare. Bene e male, giusto e sbagliato sono stati inventati per le persone ordinarie, quelle inferiori, quelle che ne hanno bisogno. Rapporti personali e familiari non contano quando un uomo è alla ricerca del più alto grado di eccellenza personale. Essere deboli è un errore, perché è troppo ordinario. Il superuomo nietzscheano si crea le sue regole, privilegiando le virtù del coraggio, della potenza e dell’audacia.
La vita non ha un fine che non sia la sua auto perpetuazione. Vivere è la logica della vita, il suo valore fondante. La morale della vita è quella della forza, dell’energia della volontà creatrice: una moralità spontanea, aggressiva, espansiva, modellatrice, che realizza la vita invece di riformarla, che è al di là del bene e del male e deve prevalere sulla morale degli schiavi. Il superuomo è lo spirito libero, l’uomo nobile e superiore, i cui valori si auto-fondano.
La casta dominante non deve giustificare il suo operato, ciò che fa è giusto per definizione, perché rappresenta la sorgente dei valori fondanti e non deve richiedere approvazioni. Giudica ciò che è nocivo per se stessa come nocivo in senso assoluto. I suoi valori e criteri di giudizio sono gli unici ad avere validità universale.
Nietzsche è un materialista e detesta platonismo e cristianesimo per il loro attaccamento ad una realtà ulteriore, metafisica, separata da quella sensibile, più vera di quest’ultima. Chi ci crede lo fa per risentimento, per superare il suo senso di impotenza, frustrazione e sconforto, al cospetto di chi trionfa: la sua è la morale degli schiavi, di chi rifiuta la vita e la forza invece di affermarle.
Secondo Nietzsche il processo di civilizzazione ha indotto l’umanità a vergognarsi dei suoi legittimi istinti (come l’aggressività, la crudeltà ed il desiderio di prevaricazione), determinando la nascita del senso di colpa, che spinge gli uomini a rivolgere le proprie pulsioni contro se stessi. Invece l’uomo dovrebbe godere edonisticamente: la sua unica vera colpa è quella di non averlo fatto abbastanza, di aver scelto la felicità ultraterrena in luogo di quella terrena (“Così parlò Zarathustra”). Il cristianesimo è anti-vitale, necrofilo, favorisce i deboli, la gracilità, i moribondi, a discapito di chi afferma la vita. Democrazia e socialismo seguono la medesima strada, sbagliata, causando l’infiacchimento, il degrado, la regressione dell’umano.
Il bene comune non esiste, esiste solo il bene soggettivo, l’autopromozione, che si estrinseca in un’organizzazione sociale aristocratica in cui una casta di signori si dedica al piacere ed una massa di lavoratori subordinati (fisicamente e mentalmente mediocri, dozzinali) li mantiene. Ma, per riuscire ad edificarla, occorre tornare alla fedeltà alla terra, alla vita ed al sangue, serve la transizione evolutiva dall’uomo al superuomo. L’uomo è, infatti, a sentir Nietzsche, “un cavo teso tra la bestia e il superuomo”. Serve un capovolgimento dei valori correnti, umanitari e spirituali, una trasvalutazione (nichilismo attivo) che neghi la falsa concezione della realtà e del destino dell’uomo che domina il presente, a sua volta frutto di un’inversione morale iniziata dagli Ebrei.
Per capire come si debba vivere sarà sufficiente ribaltare la prospettiva. Ciò che è bene visto dal basso (nell’ottica della plebe) è male visto dall’alto e vice versa.
L’egoismo è l’essenza delle menti più nobili – ciò che è debole va sacrificato per la gloria di ciò che è forte. Gli egoisti non devono sentirsi in colpa, è solo falsa coscienza: “Se le persone non si considerano più malvagie, cessano di esserlo” (“Aurora: pensieri sui pregiudizi morali”, 1881, 148). 
Signori e servi avranno sempre una concezione antitetica di bene e male, perché i primi sono autentici ed i secondi sprofondano nel risentimento. Ma mentre i signori non si rendono conto di danneggiare il prossimo nel perseguimento dei propri obiettivi, i servi lo fanno deliberatamente (Aurora, 371).
I signori sono, a buon diritto, sfrenatamente insolenti (übermütigsten) e non devono sentirsi in obbligo verso chi non è loro pari. La loro discrezionalità è illimitata, al di là del bene e del male (aussermoralisch). La compassione è una malattia della civiltà occidentale che può condurre ad un nuovo buddismo ed alla degenerazione della vita stessa. La vita infatti è usurpazione, sfruttamento, soggiogamento, la volontà di potenza è volontà di vita. Dunque crudeltà, disonestà, vendetta ed irrazionalità istintuale sono virtù, mentre la curiosità intellettuale, la pace, la compassione ed il cambiamento sono dei pericoli (“Aurora” e “Genealogia della Morale”).
Per questo prediligo il femminino e contemplo, stupefatto ed anche un po’ impietosito, l’alterità della filosofia nietzscheana rispetto alla mia.
È la mia superbia che mi spinge a provare commiserazione, in luogo dell’interesse e rispetto per l’altro-da-me: in questo senso sono molto più affine a Nietzsche ed agli “ego d’acciaio” di quanto mi piacerebbe essere.

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