La
società è un’impalcatura…su cui una specie prescelta di individui è in grado di
innalzarsi al suo compito superiore e soprattutto a un "essere"
superiore.
Al di là del Bene e del Male
Ciò che
determina la tua condizione è l’ammontare di potere che rappresenti: il resto è
codardia.
La volontà di potenza.
L’ordine
delle caste, la successione gerarchica delle classi, esprime la suprema legge
della vita stessa.
L’Anticristo
Si
promuove il proprio io e sempre a spese degli altri...la vita vive sempre a
spese di un'altra vita - chi non lo comprende, non ha ancora fatto il suo primo
passo verso l'onestà.
Volontà di Potenza
Il
fenomeno fondamentale: innumerevoli individui sacrificati a vantaggio di pochi:
per rendere possibili i pochi.
Volontà di Potenza
È
necessario che gli uomini superiori dichiarino guerra alla massa! Non c'è luogo
in cui i mediocri non si radunino per diventare padroni! Tutto ciò che
rammollisce, addolcisce, valorizza il "popolo" o il
"femminino", agisce a favore del suffrage universel, ossia del
dominio degli uomini inferiori.
Volontà di Potenza
La vita
stessa non riconosce nessuna solidarietà, nessuna "uguaglianza di
diritti" fra le parti sane di un organismo e quelle degenerate: queste
ultime devono essere amputate - oppure l'insieme va in rovina. Avere
compassione dei décadents, concedere uguaglianza di diritti anche ai falliti,
sarebbe la più profonda immoralità, sarebbe l'antinatura posta come morale.
Volontà di Potenza
E non
sarebbe una specie di meta, di soluzione e di giustificazione per lo stesso
movimento democratico se venisse qualcuno che se ne servisse - affinché
finalmente trovi una via per dare una forma nuova e sublime alla schiavitù.
Volontà di Potenza
Io vi
insegno il superuomo. L'uomo è qualcosa che deve essere superato. Che avete
fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé e
voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia
piuttosto che superare l'uomo? Che cos'è per l'uomo la scimmia? Un ghigno o una
vergogna dolorosa. E questo appunto ha da essere l'uomo per il superuomo: un
ghigno o una dolorosa vergogna
Così
parlò Zarathustra
Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse
furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita,
come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora
innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e
ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande
cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e
successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così
pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre
di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!». Non ti rovesceresti a
terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure
hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la
tua risposta: «Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti
prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e
forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora
una volta e ancora innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso
più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non
desiderare più alcun'altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello?
Nietzsche, La gaia scienza,
Libro IV, n. 341).
È possibile dividere il mondo in mille maniere. Ad esempio, si può partire dalla contrapposizione solido/morbido (liquido).
Tempo fa un sostenitore di
Berlusconi scriveva su facebook: “il partito di plastica, come ci chiamate
spregiativamente, è un partito solido e con una nerchia possente in grado di
respingere qualsiasi tentativo di deriva autoritaria del pci”.
Questo motivo del "ce l'ho
duro" ritorna implacabilmente nelle esternazioni delle personalità autoritarie,
di destra e di sinistra, dei razzisti, integralisti, nazionalisti/patrioti,
fondamentalisti, elitisti, ecc.
Klaus Theweleit ci ha mostrato che il femminino è associato alla
morbidezza ed alla liquidità (all’etereo dell’anima, dello spirito), il
mascolino alla durezza, alla graniticità (al corpo, alla materia). Il razzista necessita di profilassi
quando si trova alle prese con la liquidità della “melma
extra-comunitaria”: teme di essere infettato. Il potere è il suo viagra, la
supremazia su tutto ciò che non è sufficientemente duro, coriaceo, corazzato.
Le personalità autoritarie, i
feticisti del mascolino, si inchinano al cospetto del maschio alfa di turno,
SEMPRE. Coriacei all’esterno, sono morbidi dentro, ma non lo vogliono e possono
ammettere. Molti cristianisti superomistici sarebbero i primi a convertirsi
all'Islam, in un'ipotetica Eurabia, così come molti comunisti si sono
convertiti al berlusconismo o al cristianismo. L’importante, per loro, è essere
devoti: al loro ego e a qualunque entità collettiva che consenta loro di
venerarlo (il proprio ego, appunto) senza dar mostra di narcisismo.
Il potere inebria questi ego
mascolini, insicuri e proprio per questo armati di luoghi comuni e pregiudizi
virilisti: dà loro la possibilità di plasmare la materia e la Creazione a loro
gusto e discrezione.
Donne, trans, gay, drogati,
zingari, ebrei progressisti, liberal, stranieri, tifosi avversari, ecc. sono
tutti troppo fluidi, soffici, melmosi, virali, pandemici. Bisogna tenerli a
bada, magari scendendo a valle dalla granitiche montagne con gli itifallici
kalashnikov, carichi (non sterili). Falli eretti, confini netti,
auto-tribalizzazione intruppante, moralismo ipocrita ma intransigente e guaine
identitarie immunizzanti. Tutto può essere utile a creare degli ego
rassicurati.
Cosa c'è di vivo in tutto
questo? Nulla. È necrofilia inconsapevole. La vita è impura, promiscua,
contingente, aperta, non auto-referenziata ma, soprattutto, scorre e cambia
(panta rei). La plastica e la roccia non sono vive. Sono “sicuri da morire”,
come suggeriva l’antropologo indo-statunitense Arjun Appadurai.
Nietzsche è l’epitome di questa
mentalità, un compendio delle idiosincrasie dell’ego mascolino.
Fanno un po’ sorridere i
difensori di Friedrich W. Nietzsche, perché spesse volte difendono il loro
idolo soprattutto per non dover mettere in discussione la validità delle loro
scelte e la presentabilità della loro personalità. Il filosofo tedesco fu senza
dubbio un genio, ma chiunque l’abbia letto con un minimo di attenzione e che
sia dotato di una coscienza/empatia sufficientemente sviluppata, non avrà
potuto fare a meno di notare la continuità di un pensiero che va da Callicle a Terry De Nicolò, passando per Hitler:
E che, lo chiarisco subito, ha
una sua rispettabilità. Sì, sto dicendo che l’ideologia nazista, per quanto
rivoltante, aberrante, sanguinaria e mostruosa, non è un non-pensiero, è e
rimane una filosofia, una filosofia che è sempre esistita e sempre esisterà,
perché fa parte della Creazione, come ho cercato di spiegare qui:
È una prospettiva sul mondo
parziale, insufficiente, narcisistica, egocentrica, superficiale, ecc. ma non è
inesistente. Non è l’antitesi del sapere.
Si è detto che Nietzsche non può
essere considerato un filosofo, giacché ha condannato l’uso dell’intelletto e
della logica preferendovi l’istinto e le emozioni. È certamente vero che fu
ignorato dall’ambiente filosofico fino alla prima guerra mondiale, quando
divenne un ottimo strumento di propaganda. È altrettanto vero che non ha mai
davvero amato nessuno tranne che se stesso, si è autoproclamato artista senza
produrre vera arte, ma solo una serie di aforismi a volte acutissimi ed
illuminati/illumnanti, altre volte avvilenti per la loro dozzinalità (anche i
geni non possono essere sempre al meglio).
Eppure rimane uno dei più grandi
filosofi della storia umana e quel che ci ha insegnato non è meno prezioso di
quel che ci hanno insegnato un Socrate, un Wittgenstein o un Lao Tzu.
Mentre la massima parte dei
maestri spirituali dell’umanità ha insegnato che ego va tenuto sotto controllo
e, se possibile, ridimensionato – perché ego è nemico dell’empatia –, Nietzsche
insegna che bisogna gonfiarlo, come la coda di un pavone, come il gozzo della
rana toro quando si sente minacciata o deve competere con un altro maschio: “Una
piccola Rana vide, dalla riva del suo stagno limaccioso, un grosso Bue e, tanto
si stupì della sua prestanza fisica che desiderò intensamente diventare come
lui. Cominciò così a gonfiarsi a più non posso; infine, soddisfatta, si mostrò
al Bue:
- Guardami un po', - lo apostrofò con aria di sfida - sono ben grossa? - Non è sufficiente, vecchia mia, ci vuol altro! La Rana, invidiosa, si gonfiò di più e poi, si gonfiò ancora, ma la sua pelle fragile, ahimè, si lacerò per lo sforzo e la minuscola Rana vanitosa si trovò ridotta come un sacco vuoto, senza vita, simile a quei tali intriganti, tutta apparenza e niente sostanza, che non contenti di quello che hanno, fanno il passo più lungo della gamba per eguagliare modelli inimitabili” (Jean de La Fontaine, "Le Fiabe degli Animali").
- Guardami un po', - lo apostrofò con aria di sfida - sono ben grossa? - Non è sufficiente, vecchia mia, ci vuol altro! La Rana, invidiosa, si gonfiò di più e poi, si gonfiò ancora, ma la sua pelle fragile, ahimè, si lacerò per lo sforzo e la minuscola Rana vanitosa si trovò ridotta come un sacco vuoto, senza vita, simile a quei tali intriganti, tutta apparenza e niente sostanza, che non contenti di quello che hanno, fanno il passo più lungo della gamba per eguagliare modelli inimitabili” (Jean de La Fontaine, "Le Fiabe degli Animali").
Nietzsche sostiene che l’unica
motivazione umana è la volontà di potenza. Mitezza e dolcezza servono solo a
mascherare il vero movente. Santo o tiranno pari sono. La negazione di questa
volontà di potenza è una malattia e Nietzsche è il medico dell’umanità. Ma il
problema è psicologico: Nietzsche è un uomo che cerca la potenza fuori da sé
perché si sente insicuro ed inadeguato. La persona veramente forte si può
permettere di essere giusta e gentile, il debole no: l’ansia lo divorerebbe. I
più piccoli, deboli esseri umani sono i più egoisti: “grandi” e duri fuori,
piccoli e morbidi dentro. Purtroppo il palcoscenico della storia è quasi sempre
stato occupato da uomini che non si sentono sufficientemente uomini e nel
contempo sentono il bisogno di dimostrare a tutti di esserlo, di non essere
emasculati, ma virili, granitici appunto.
Nietzsche dichiara che alla
società serve il Superuomo, qualcuno che sia libero di fare quel che gli pare.
Dio è morto e non ci sono norme universalmente applicabili, né ci sono
punizioni per i propri capricci. Il Superuomo è l’alfa e l’omega della società.
È in lui e nel servirlo che essa trova il suo fine e significato. I
superuomini, che incarnano la legge – come il Führer – formeranno una casta razzialmente pura
e dominante ed il resto della popolazione sarà ridotta allo condizione di paria
o chandala (impurità intrinseca).
Quando si definisce Nietzsche un
liberatore, bisognerebbe tenere bene a mente il fatto che il suo unico intento
emancipativo riguardava il superuomo. L’uomo ordinario doveva essere
soggiogato, denigrato, asservito. Per la prima volta un filosofo va oltre
Machiavelli e proclama la necessità dell’uso della violenza e della brutalità
fino all’eliminazione degli “inadatti”. Non pone nessun limite a ciò che le
creature superiori possono fare. Bene e male, giusto e sbagliato sono stati
inventati per le persone ordinarie, quelle inferiori, quelle che ne hanno
bisogno. Rapporti personali e familiari non contano quando un uomo è alla
ricerca del più alto grado di eccellenza personale. Essere deboli è un errore,
perché è troppo ordinario. Il superuomo nietzscheano si crea le sue regole,
privilegiando le virtù del coraggio, della potenza e dell’audacia.
La vita non ha un fine che non
sia la sua auto perpetuazione. Vivere è la logica della vita, il suo valore
fondante. La morale della vita è quella della forza, dell’energia della volontà
creatrice: una moralità spontanea, aggressiva, espansiva, modellatrice, che
realizza la vita invece di riformarla, che è al di là del bene e del male e
deve prevalere sulla morale degli schiavi. Il superuomo è lo spirito libero,
l’uomo nobile e superiore, i cui valori si auto-fondano.
La casta dominante non deve
giustificare il suo operato, ciò che fa è giusto per definizione, perché
rappresenta la sorgente dei valori fondanti e non deve richiedere approvazioni.
Giudica ciò che è nocivo per se stessa come nocivo in senso assoluto. I suoi
valori e criteri di giudizio sono gli unici ad avere validità universale.
Nietzsche è un materialista e
detesta platonismo e cristianesimo per il loro attaccamento ad una realtà
ulteriore, metafisica, separata da quella sensibile, più vera di quest’ultima.
Chi ci crede lo fa per risentimento, per superare il suo senso di impotenza,
frustrazione e sconforto, al cospetto di chi trionfa: la sua è la morale degli
schiavi, di chi rifiuta la vita e la forza invece di affermarle.
Secondo Nietzsche il processo di
civilizzazione ha indotto l’umanità a vergognarsi dei suoi legittimi istinti
(come l’aggressività, la crudeltà ed il desiderio di prevaricazione),
determinando la nascita del senso di colpa, che spinge gli uomini a rivolgere
le proprie pulsioni contro se stessi. Invece l’uomo dovrebbe godere
edonisticamente: la sua unica vera colpa è quella di non averlo fatto
abbastanza, di aver scelto la felicità ultraterrena in luogo di quella terrena
(“Così parlò Zarathustra”). Il cristianesimo è anti-vitale, necrofilo,
favorisce i deboli, la gracilità, i moribondi, a discapito di chi afferma la
vita. Democrazia e socialismo seguono la medesima strada, sbagliata, causando
l’infiacchimento, il degrado, la regressione dell’umano.
Il bene comune non esiste, esiste
solo il bene soggettivo, l’autopromozione, che si estrinseca in
un’organizzazione sociale aristocratica in cui una casta di signori si dedica
al piacere ed una massa di lavoratori subordinati (fisicamente e mentalmente
mediocri, dozzinali) li mantiene. Ma, per riuscire ad edificarla, occorre
tornare alla fedeltà alla terra, alla vita ed al sangue, serve la transizione
evolutiva dall’uomo al superuomo. L’uomo è, infatti, a sentir Nietzsche, “un
cavo teso tra la bestia e il superuomo”. Serve un capovolgimento dei valori
correnti, umanitari e spirituali, una trasvalutazione (nichilismo attivo) che
neghi la falsa concezione della realtà e del destino dell’uomo che domina il
presente, a sua volta frutto di un’inversione morale iniziata dagli Ebrei.
Per capire come si debba vivere
sarà sufficiente ribaltare la prospettiva. Ciò che è bene visto dal basso
(nell’ottica della plebe) è male visto dall’alto e vice versa.
L’egoismo è l’essenza delle
menti più nobili – ciò che è debole va sacrificato per la gloria di ciò che è
forte. Gli egoisti non devono sentirsi in colpa, è solo falsa coscienza: “Se le
persone non si considerano più malvagie, cessano di esserlo” (“Aurora: pensieri
sui pregiudizi morali”, 1881, 148).
Signori e servi avranno sempre
una concezione antitetica di bene e male, perché i primi sono autentici ed i
secondi sprofondano nel risentimento. Ma mentre i signori non si rendono conto
di danneggiare il prossimo nel perseguimento dei propri obiettivi, i servi lo
fanno deliberatamente (Aurora, 371).
I signori sono, a buon diritto,
sfrenatamente insolenti (übermütigsten)
e non devono sentirsi in obbligo verso chi non è loro pari. La loro
discrezionalità è illimitata, al di là del bene e del male (aussermoralisch). La compassione è una
malattia della civiltà occidentale che può condurre ad un nuovo buddismo ed
alla degenerazione della vita stessa. La vita infatti è usurpazione,
sfruttamento, soggiogamento, la volontà di potenza è volontà di vita. Dunque
crudeltà, disonestà, vendetta ed irrazionalità istintuale sono virtù, mentre la
curiosità intellettuale, la pace, la compassione ed il cambiamento sono dei
pericoli (“Aurora” e “Genealogia della Morale”).
Per questo prediligo il
femminino e contemplo, stupefatto ed anche un po’ impietosito, l’alterità della
filosofia nietzscheana rispetto alla mia.
È la mia
superbia che mi spinge a provare commiserazione, in luogo dell’interesse e
rispetto per l’altro-da-me: in questo senso sono molto più affine a Nietzsche
ed agli “ego d’acciaio” di quanto mi piacerebbe essere.
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