Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

venerdì 4 ottobre 2013

Il Momento Giusto

Da "http://lunanuvola.wordpress.com/2013/06/02/il-momento-giusto/" :

Quando comincio a parlare a mia figlia/mio figlio del consenso nelle relazioni sessuali? Buona domanda, grazie per avermela fatta. Ed ecco la mia risposta: subito. Quelli che seguono sono suggerimenti, miei e altrui: sicuramente avete altre idee da aggiungere, sicuramente qualcosa vi servirà e di qualcosa potrete fare a meno. Il vostro sforzo e il mio devono però avere questo in comune: la volontà di crescere una generazione che abbia una comprensione chiara del consenso e che faccia esperienza nella propria vita di meno violenza, sessuale e non.
Bambini molto piccoli (1-5 anni)
Insegnate loro a chiedere il permesso prima di toccare o abbracciare un compagno/una compagna di giochi. Tipo: “Nadia, chiediamo a Mauro se vuole un abbraccio per salutarti.” Se Mauro dice “no”, dite allegramente: “Va benone, Nadia! Facciamo ciao ciao a Mauro con la mano.” Ricordate loro che nessuno ha il diritto di toccarli se loro non vogliono.
Non forzateli ad abbracciare, toccare o baciare altre persone, per nessun motivo. Se la zia vuole un bacio e Nadia resiste all’idea, offritele delle alternative: “Preferisci mandarle un bacio con le dita?” Non fatene un caso davanti a zie e nonni, con loro potrete spiegarvi dopo. L’importante è che i vostri bambini sappiano di essere legittimati a rifiutare interazioni che non gradiscono.
Aiutateli a sviluppare empatia spiegando come qualcuno può soffrire per quel che loro fanno. Dite in tono affettuoso, magari abbracciandoli: “So che volevi proprio quel giocattolo, ma quando hai colpito Nadia le hai fatto male e lei si è sentita molto triste. Noi non vogliamo che Nadia sia triste, non è vero? Anche tu saresti stato triste se Nadia ti avesse colpito.”
Incoraggiateli ad aiutare gli altri bambini, insegnando loro ad osservare cosa accade e a rispondervi. “Oh, sembra che Mauro non riesca a trovare la sua scarpina. Aiutiamolo.” “Quando vedi che Nadia piange dillo a me (oppure dillo alla sua mamma, o a qualunque altro adulto presente).”
Chiarite che NO e BASTA sono parole importanti e vanno onorate. “Nadia ha detto no, e quando qualcuno ci dice no noi smettiamo di fare quel che stiamo facendo. Anche Nadia deve fermarsi quando tu dici no, o dici basta.” Se un amico o un’amica non vogliono ascoltare, chiedete a Nadia o Mauro se vuole continuare a giocare con l’altro bambino, se si diverte, se si sente bene, al sicuro, eccetera. Se la risposta è no, allora aiutateli a scegliere altri amici.
Offrite loro l’opportunità di dire NO e SI’ anche nelle scelte quotidiane. Ci sono un mucchio di cose che potete lasciar scegliere anche a bimbi molto piccoli, senza alcun danno: i loro indumenti, i loro giochi, le mollette per capelli, lo zainetto per l’asilo eccetera. Ovviamente, Mauro non può uscire in costume da bagno quando fuori ci sono cinquanta centimetri di neve, ma vi sarà più facile spiegargli che si tratta della sua salute e della sua sicurezza e farglielo accettare se Mauro avrà la sensazione che ascoltate quel che lui dice e che quel che lui dice per voi è importante.
Insegnate loro a leggere le espressioni facciali e il linguaggio del corpo. Se non trovate giochi di questo tipo disegnate un po’ di semplici “facce” (felici, arrabbiate, spaventate, tristi, ecc.) su fogli di carta e “leggetele” con i bambini.
Insegnate loro ad ascoltare il linguaggio del loro corpo. A volte ci sentiamo spaventati o a disagio senza sapere esattamente perché. “Ti è mai capitato, Nadia?” Ascoltate con attenzione la risposta. Dite ai bambini che questo messaggio “di pancia” o “di cuore” può essere esatto e che se si sentono confusi al proposito possono sempre chiedervi aiuto per chiarire i loro sentimenti e prendere decisioni.
Permettete ai bambini di parlare dei loro corpi, senza vergogna. Insegnate loro le parole corrette che definiscono i genitali. Se fanno domande al riguardo o sul sesso in generale non mostrate timidezza o riluttanza, rispondete sorridendo “Sono proprio contenta/o che tu me lo abbia chiesto” e se la cosa vi ha preso di sorpresa aggiungete “… ma voglio pensarci un attimo, possiamo parlarne dopo pranzo?” (non dimenticatevene dopo il pranzo, però).
Non rispondete ai capricci tipo il rotolarsi per terra o gli ululati o il gettare per aria tutto, con ansia e chiedendo freneticamente “cosa vuoi, vuoi questo, vuoi quello, prendo questo, faccio quello?” Chiedete invece ai vostri bambini di usare le parole. “Usa le tue parole, dimmi cosa sta succedendo”.
Bambini un po’ più grandi (6-12 anni)
Insegnate loro che i corpi cambiano e che ciò è splendido. I corpi cambiano di continuo. Alcuni cambiamenti sono una gioia, altri un po’ una fatica. I dentini cadono e ne crescono di nuovi ancora più belli. I peli servono a proteggere e a tenere al caldo, è bello e giusto averne. I foruncoli? Ecco, questa è una seccatura, ma visto che i corpi cambiano non resteranno a scocciarci per sempre. Siate diretti, il più possibile “scientifici” e rispondete senza imbarazzo o vergogna a qualsiasi domanda facciano i vostri bambini. Ricordate loro che quel che sta accadendo è naturale, è crescere.
Incoraggiateli a leggere le espressioni facciali degli altri bambini mentre giocano insieme, per vedere se tutti sono contenti e se qualcuno non ha capito o non si diverte.
Aiutateli a “reinterpretare” le storie difficili che vi raccontano. Chiedete come si poteva agire in modo diverso. Riavvolgete la storia su se stessa: “Dev’essere stato un momento brutto, quando Antonio ha dato un calcio a Luciano. So che eri spaventato e non sapevi cosa fare. Pensa, se tornassimo là in quel momento, cosa si poteva fare? Cosa vorresti fare se accade di nuovo?” Chiamare la maestra o trasformarsi in una Tartaruga Ninja vanno entrambi benissimo. La cosa importante è seminare l’attitudine a non subire intimidazione e violenza. Apprezzate e premiate i vostri bambini quando vi parlano di argomenti difficili.
Non prendeteli in giro se hanno amicizie di sesso diverso dal loro. Che sia un filarino o no, non è affar vostro. Davvero. E se lo è non c’è niente da ridere. Se vi interessa sapere come vanno le cose potete chiedere: “Come va la tua amicizia con Nadia?”: sta a Mauro aver voglia (o no) di parlarne. Accettatelo in ambo i casi.
Insegnate ai bambini che il loro comportamento ha effetti sulle altre persone. Ovunque vi troviate avrete l’opportunità di farlo. Se quel ragazzo ha buttato la carta del gelato per terra, qualcun altro dovrà pulire. Quel signore che tiene la tv ad un volume altissimo rende difficile il riposo dei suoi familiari e dei suoi vicini. Ci sono spazi e momenti adatti a buttar tutto per aria e fare rumore, e spazi e momenti che non lo sono.
Incoraggiateli a dare una mano. Potrebbero raccogliere la carta del gelato di cui sopra e buttarla nel cestino? Potrebbero essere un po’ più tranquilli, in treno o sull’autobus, così che la tal persona possa continuare a leggere o a stare comoda? Potrebbero tenere la porta aperta per la signora con le borse della spesa?
Ragazzi (13-18 anni)
Continuate a sottolineare che come loro hanno il diritto di non essere toccati, se non lo vogliono, così lo hanno i loro amici/amiche e i loro compagni/compagne di scuola. Com’è ovvio, c’è differenza fra una pacca sulla spalla e una sui genitali, o fra una stretta di mano e un pizzicotto su un capezzolo. Parlate con loro di ciò che li fa sentire a disagio o in imbarazzo e del perché. Intervenite con decisione quando testimoniate molestie, che i vostri figli le subiscano o le impongano ad altri, perché questi non sono più giochi: sono aggressioni e hanno conseguenze.
Date loro informazioni precise in materia sessuale. Suppongo che a quest’età abbiate già abbondantemente parlato con loro di api e fiori (e se non lo avete fatto, state certi che hanno ricavato le loro informazioni altrove). E’ il momento di parlare di malattie a trasmissione sessuale, sesso “sicuro”, contraccezione, orientamento sessuale e consenso, che è il tema di questo pezzo. Per baciare o toccare un altra persona è necessario il suo consenso, un “sì”, perché solo “sì” significa che la persona acconsente, nient’altro. Dunque, caro Mauro e cara Nadia: “Come sai se una ragazza – o un ragazzo – è una pronta a baciarti?”, “Come sai se un ragazzo – o una ragazza – è interessato a te?” Per quel che riguarda l’orientamento sessuale potreste sentirvi impreparati o a disagio: le associazioni di genitori di persone omosessuali hanno prodotto negli anni un bel mucchio di materiale (libri, opuscoli, video) di cui potete usufruire. Tenete presente che i vostri figli a quest’età vogliono avere informazioni sul sesso. Se voi siete onesti, affettuosi, aperti e capaci nel fornirgliele, le informazioni da voi fornite saranno quelle che i ragazzi e le ragazze porteranno con sé nelle interazioni con gli altri.
Continuate a parlare dei corpi che cambiano e crescono. L’adolescenza fa parte dei passaggi un po’ faticosi. I cambiamenti ormonali hanno influenza anche sull’umore, così ci si può sentire terribilmente arrabbiati, tristi o confusi. Nadia e Mauro non devono preoccuparsi di nasconderlo: comunque si sentano possono parlarne con voi. Chiarite che i loro desideri, sentimenti e bisogni dipendono da loro e da nessun altro. Non c’è ammontare di tristezza o rabbia che li esoneri dal rispetto verso le altre persone.
Abbiate cura della loro autostima. Questo è il periodo in cui, generalmente, va a picco (cominciando a scendere attorno ai 13 anni). A 17, quasi l’80% delle ragazze dichiara di odiare il proprio corpo. Il bullismo nei gruppi di pari (scolastici o amicali ecc.) prende ad esempio di mira aspetti identitari quali provenienza geografica ed etnica, ma è particolarmente feroce e devastante sull’aspetto fisico e sulle questioni che riguardano la sessualità (grazie, patriarcato). Be’, vi ricordate quando Nadia e Mauro erano piccoli e dicevate loro che splendide personcine erano? E’ l’ora di farlo di nuovo. Le loro capacità, i loro talenti, la loro gentilezza, la loro intelligenza: fategli sapere che notate tutto questo. Anche se il loro sguardo andrà al soffitto e vi diranno con uno sbuffo: “Mamma, lo so!” o “Papà, me l’hai già detto!” ricevere apprezzamento è sempre vitamina per l’anima.
Per quel che riguarda il tema “bellezza fisica” vi sarà però difficile intervenire proficuamente, ovvero per dare energia e stima ai vostri figli e figlie e non per affossarli nel disprezzo di se stessi, se non avete gettato via voi per primi gli occhiali dello sguardo patriarcale. Se a questo proposito vi sentite insicuri ritagliate dei particolari meno sessualizzati dalla cultura dominante (gli occhi, i capelli, le mani) e dite a Mauro e Nadia quanto belli sono quei loro particolari.
Intervenite se li sentite parlare di altri ragazzi e altre ragazze come oggetti. Accadrà più facilmente nel secondo caso, e cioè che sentiate definire Nadia come “tette” e “culo” piuttosto che Mauro, il quale caso mai sarà “fico” a tutto tondo. Buttate là con leggerezza: “Io penso che Nadia sia molto di più di un paio di tette. Non è anche bravissima a pallacanestro (o in matematica)?” Oppure: “Nadia ha anche un cuore bellissimo, così giovane fa già volontariato.” E ancora: “E’ fico anche che Mauro si prenda così cura degli animali, non è vero?” Voi non ve ne accorgerete subito, ma questo andrà in profondità più velocemente e con maggior impatto di una ramanzina sul fatto che le persone non sono oggetti sessuali (potrebbe capitarvi di doverla fare, in caso non abbiate mai parlato loro del rispetto che devono agli altri esseri umani, ma presumibilmente se sarete costretti a farla sarà perché qualche guaio è già accaduto).
Parlate con franchezza delle loro feste. Non volete che si ubriachino o che usino droghe, ma avete avuto 15 anni anche voi: e sapete bene che la birra in più o la “canna” hanno buone probabilità di far la loro comparsa nella vita dei vostri figli e figlie. Innanzitutto, se non sapete granché di alcolici e di altre sostanze stupefacenti informatevi: se partite dicendo a Mauro e Nadia che uno spinello li renderà tossicodipendenti vi siete già squalificati e loro ascolteranno il resto facendoselo uscire dall’altro orecchio. Chiedete in che modo renderanno queste feste divertenti sino alla fine, senza che ne risultino danni per loro e per i loro amici e reiterate il fatto che possono, sempre, chiedere il vostro aiuto per qualsiasi evenienza. “Da cosa ti accorgi di aver bevuto troppo?” “Cosa fai se una delle tue amiche o dei tuoi amici sta male per aver bevuto troppo?” “E se diventa aggressiva/o o violenta/o?” “Cosa fai se vedi che qualcuno comincia a molestare sessualmente qualcun altro?” Dovrebbe essere ovvio, ma ripetete ad ogni buon conto che per toccare o baciare un’altra persona si deve avere il suo consenso e che una persona completamente ubriaca, semi-conscia o “stonata dura” non è abbastanza lucida per darlo. Ricordate anche che la responsabilità per l’aggressione sessuale non è della vittima che non ha “prevenuto” l’assalto, ma sempre dell’assalitore, che ha preso la decisione sbagliata.
Continuate a parlare di consenso nell’ambito sessuale perché questo è il periodo in cui Nadia e Mauro cominciano ad avere relazioni d’amore. E’ vero che probabilmente cercheranno un pretesto per scappare dalla cucina o dal salotto, è vero che vi diranno di sapere già “tutto”: voi prendetela con calma e non mollate. Dovranno sedersi di nuovo a quello stesso tavolo domani mattina, lasciateli pure andare se adesso non hanno tempo e voglia, li ricatterete fra qualche ora con il caffellatte (scherzo). Continuare a parlare del rispetto del/della partner e di un sesso gioioso e sano, che esalta e non umilia, che arricchisce e non danneggia, renderà sempre più normale il concetto di consenso, sino a che Nadia e Mauro lo daranno per scontato.

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