2 Giugno 2013 di lunanuvola
Quando comincio a
parlare a mia figlia/mio figlio del consenso nelle relazioni sessuali?
Buona domanda, grazie per avermela fatta. Ed ecco la mia risposta: subito.
Quelli che seguono sono suggerimenti, miei e altrui: sicuramente avete
altre idee da aggiungere, sicuramente qualcosa vi servirà e di qualcosa
potrete fare a meno. Il vostro sforzo e il mio devono però avere questo
in comune: la volontà di crescere una generazione che abbia una
comprensione chiara del consenso e che faccia esperienza nella propria
vita di meno violenza, sessuale e non.
Bambini molto piccoli (1-5 anni)
Insegnate loro a chiedere il permesso
prima di toccare o abbracciare un compagno/una compagna di giochi.
Tipo: “Nadia, chiediamo a Mauro se vuole un abbraccio per salutarti.” Se
Mauro dice “no”, dite allegramente: “Va benone, Nadia! Facciamo ciao
ciao a Mauro con la mano.” Ricordate loro che nessuno ha il diritto di
toccarli se loro non vogliono.
Non forzateli ad abbracciare, toccare o baciare altre persone, per nessun motivo.
Se la zia vuole un bacio e Nadia resiste all’idea, offritele delle
alternative: “Preferisci mandarle un bacio con le dita?” Non fatene un
caso davanti a zie e nonni, con loro potrete spiegarvi dopo.
L’importante è che i vostri bambini sappiano di essere legittimati a
rifiutare interazioni che non gradiscono.
Aiutateli a sviluppare empatia
spiegando come qualcuno può soffrire per quel che loro fanno. Dite in
tono affettuoso, magari abbracciandoli: “So che volevi proprio quel
giocattolo, ma quando hai colpito Nadia le hai fatto male e lei si è
sentita molto triste. Noi non vogliamo che Nadia sia triste, non è vero?
Anche tu saresti stato triste se Nadia ti avesse colpito.”
Incoraggiateli ad aiutare gli altri bambini,
insegnando loro ad osservare cosa accade e a rispondervi. “Oh, sembra
che Mauro non riesca a trovare la sua scarpina. Aiutiamolo.” “Quando
vedi che Nadia piange dillo a me (oppure dillo alla sua mamma, o a
qualunque altro adulto presente).”
Chiarite che NO e BASTA sono parole importanti e vanno onorate.
“Nadia ha detto no, e quando qualcuno ci dice no noi smettiamo di fare
quel che stiamo facendo. Anche Nadia deve fermarsi quando tu dici no, o
dici basta.” Se un amico o un’amica non vogliono ascoltare, chiedete a
Nadia o Mauro se vuole continuare a giocare con l’altro bambino, se si
diverte, se si sente bene, al sicuro, eccetera. Se la risposta è no,
allora aiutateli a scegliere altri amici.
Offrite loro l’opportunità di dire NO e SI’ anche nelle scelte quotidiane.
Ci sono un mucchio di cose che potete lasciar scegliere anche a bimbi
molto piccoli, senza alcun danno: i loro indumenti, i loro giochi, le
mollette per capelli, lo zainetto per l’asilo eccetera. Ovviamente,
Mauro non può uscire in costume da bagno quando fuori ci sono cinquanta
centimetri di neve, ma vi sarà più facile spiegargli che si tratta della
sua salute e della sua sicurezza e farglielo accettare se Mauro avrà la
sensazione che ascoltate quel che lui dice e che quel che lui dice per
voi è importante.
Insegnate loro a leggere le espressioni facciali e il linguaggio del corpo.
Se non trovate giochi di questo tipo disegnate un po’ di semplici
“facce” (felici, arrabbiate, spaventate, tristi, ecc.) su fogli di carta
e “leggetele” con i bambini.
Insegnate loro ad ascoltare il linguaggio del loro corpo.
A volte ci sentiamo spaventati o a disagio senza sapere esattamente
perché. “Ti è mai capitato, Nadia?” Ascoltate con attenzione la
risposta. Dite ai bambini che questo messaggio “di pancia” o “di cuore”
può essere esatto e che se si sentono confusi al proposito possono
sempre chiedervi aiuto per chiarire i loro sentimenti e prendere
decisioni.
Permettete ai bambini di parlare dei loro corpi, senza vergogna.
Insegnate loro le parole corrette che definiscono i genitali. Se fanno
domande al riguardo o sul sesso in generale non mostrate timidezza o
riluttanza, rispondete sorridendo “Sono proprio contenta/o che tu me lo
abbia chiesto” e se la cosa vi ha preso di sorpresa aggiungete “… ma
voglio pensarci un attimo, possiamo parlarne dopo pranzo?” (non
dimenticatevene dopo il pranzo, però).
Non rispondete ai capricci
tipo il rotolarsi per terra o gli ululati o il gettare per aria tutto,
con ansia e chiedendo freneticamente “cosa vuoi, vuoi questo, vuoi
quello, prendo questo, faccio quello?” Chiedete invece ai vostri bambini
di usare le parole. “Usa le tue parole, dimmi cosa sta succedendo”.
Bambini un po’ più grandi (6-12 anni)
Insegnate loro che i corpi cambiano e che ciò è splendido.
I corpi cambiano di continuo. Alcuni cambiamenti sono una gioia, altri
un po’ una fatica. I dentini cadono e ne crescono di nuovi ancora più
belli. I peli servono a proteggere e a tenere al caldo, è bello e giusto
averne. I foruncoli? Ecco, questa è una seccatura, ma visto che i corpi
cambiano non resteranno a scocciarci per sempre. Siate diretti, il più
possibile “scientifici” e rispondete senza imbarazzo o vergogna a
qualsiasi domanda facciano i vostri bambini. Ricordate loro che quel che
sta accadendo è naturale, è crescere.
Incoraggiateli a leggere le espressioni facciali degli altri bambini mentre giocano insieme, per vedere se tutti sono contenti e se qualcuno non ha capito o non si diverte.
Aiutateli a “reinterpretare” le storie difficili che vi raccontano.
Chiedete come si poteva agire in modo diverso. Riavvolgete la storia su
se stessa: “Dev’essere stato un momento brutto, quando Antonio ha dato
un calcio a Luciano. So che eri spaventato e non sapevi cosa fare.
Pensa, se tornassimo là in quel momento, cosa si poteva fare? Cosa
vorresti fare se accade di nuovo?” Chiamare la maestra o trasformarsi in
una Tartaruga Ninja vanno entrambi benissimo. La cosa importante è
seminare l’attitudine a non subire intimidazione e violenza. Apprezzate e
premiate i vostri bambini quando vi parlano di argomenti difficili.
Non prendeteli in giro se hanno amicizie di sesso diverso dal loro.
Che sia un filarino o no, non è affar vostro. Davvero. E se lo è non
c’è niente da ridere. Se vi interessa sapere come vanno le cose potete
chiedere: “Come va la tua amicizia con Nadia?”: sta a Mauro aver voglia
(o no) di parlarne. Accettatelo in ambo i casi.
Insegnate ai bambini che il loro comportamento ha effetti sulle altre persone.
Ovunque vi troviate avrete l’opportunità di farlo. Se quel ragazzo ha
buttato la carta del gelato per terra, qualcun altro dovrà pulire. Quel
signore che tiene la tv ad un volume altissimo rende difficile il riposo
dei suoi familiari e dei suoi vicini. Ci sono spazi e momenti adatti a
buttar tutto per aria e fare rumore, e spazi e momenti che non lo sono.
Incoraggiateli a dare una mano.
Potrebbero raccogliere la carta del gelato di cui sopra e buttarla nel
cestino? Potrebbero essere un po’ più tranquilli, in treno o
sull’autobus, così che la tal persona possa continuare a leggere o a
stare comoda? Potrebbero tenere la porta aperta per la signora con le
borse della spesa?
Ragazzi (13-18 anni)
Continuate
a sottolineare che come loro hanno il diritto di non essere toccati, se
non lo vogliono, così lo hanno i loro amici/amiche e i loro
compagni/compagne di scuola.
Com’è ovvio, c’è differenza fra una pacca sulla spalla e una sui
genitali, o fra una stretta di mano e un pizzicotto su un capezzolo.
Parlate con loro di ciò che li fa sentire a disagio o in imbarazzo e del
perché. Intervenite con decisione quando testimoniate molestie, che i
vostri figli le subiscano o le impongano ad altri, perché questi non
sono più giochi: sono aggressioni e hanno conseguenze.
Date loro informazioni precise in materia sessuale.
Suppongo che a quest’età abbiate già abbondantemente parlato con loro
di api e fiori (e se non lo avete fatto, state certi che hanno ricavato
le loro informazioni altrove). E’ il momento di parlare di malattie a
trasmissione sessuale, sesso “sicuro”, contraccezione, orientamento
sessuale e consenso, che
è il tema di questo pezzo. Per baciare o toccare un altra persona è
necessario il suo consenso, un “sì”, perché solo “sì” significa che la
persona acconsente, nient’altro. Dunque, caro Mauro e cara Nadia: “Come
sai se una ragazza – o un ragazzo – è una pronta a baciarti?”, “Come sai
se un ragazzo – o una ragazza – è interessato a te?” Per quel che
riguarda l’orientamento sessuale potreste sentirvi impreparati o a
disagio: le associazioni di genitori di persone omosessuali hanno
prodotto negli anni un bel mucchio di materiale (libri, opuscoli, video)
di cui potete usufruire. Tenete presente che i vostri figli a quest’età
vogliono avere
informazioni sul sesso. Se voi siete onesti, affettuosi, aperti e
capaci nel fornirgliele, le informazioni da voi fornite saranno quelle
che i ragazzi e le ragazze porteranno con sé nelle interazioni con gli
altri.
Continuate a parlare dei corpi che cambiano e crescono.
L’adolescenza fa parte dei passaggi un po’ faticosi. I cambiamenti
ormonali hanno influenza anche sull’umore, così ci si può sentire
terribilmente arrabbiati, tristi o confusi. Nadia e Mauro non devono
preoccuparsi di nasconderlo: comunque si sentano possono parlarne con
voi. Chiarite che i loro desideri, sentimenti e bisogni dipendono da
loro e da nessun altro. Non c’è ammontare di tristezza o rabbia che li
esoneri dal rispetto verso le altre persone.
Abbiate cura della loro autostima.
Questo è il periodo in cui, generalmente, va a picco (cominciando a
scendere attorno ai 13 anni). A 17, quasi l’80% delle ragazze dichiara
di odiare il proprio corpo. Il bullismo nei gruppi di pari (scolastici o
amicali ecc.) prende ad esempio di mira aspetti identitari quali
provenienza geografica ed etnica, ma è particolarmente feroce e
devastante sull’aspetto fisico e sulle questioni che riguardano la
sessualità (grazie, patriarcato). Be’, vi ricordate quando Nadia e Mauro
erano piccoli e dicevate loro che splendide personcine erano? E’ l’ora
di farlo di nuovo. Le loro capacità, i loro talenti, la loro gentilezza,
la loro intelligenza: fategli sapere che notate tutto questo. Anche se
il loro sguardo andrà al soffitto e vi diranno con uno sbuffo: “Mamma,
lo so!” o “Papà, me l’hai già detto!” ricevere apprezzamento è sempre
vitamina per l’anima.
Per quel che riguarda il
tema “bellezza fisica” vi sarà però difficile intervenire proficuamente,
ovvero per dare energia e stima ai vostri figli e figlie e non per
affossarli nel disprezzo di se stessi, se non avete gettato via voi per
primi gli occhiali dello sguardo patriarcale. Se a questo proposito vi
sentite insicuri ritagliate dei particolari meno sessualizzati dalla
cultura dominante (gli occhi, i capelli, le mani) e dite a Mauro e Nadia
quanto belli sono quei loro particolari.
Intervenite se li sentite parlare di altri ragazzi e altre ragazze come oggetti.
Accadrà più facilmente nel secondo caso, e cioè che sentiate definire
Nadia come “tette” e “culo” piuttosto che Mauro, il quale caso mai sarà
“fico” a tutto tondo. Buttate là con leggerezza: “Io penso che Nadia sia
molto di più di un paio di tette. Non è anche bravissima a
pallacanestro (o in matematica)?” Oppure: “Nadia ha anche un cuore
bellissimo, così giovane fa già volontariato.” E ancora: “E’ fico
anche che Mauro si prenda così cura degli animali, non è vero?” Voi non
ve ne accorgerete subito, ma questo andrà in profondità più velocemente
e con maggior impatto di una ramanzina sul fatto che le persone non
sono oggetti sessuali (potrebbe capitarvi di doverla fare, in caso non
abbiate mai parlato loro del rispetto che devono agli altri esseri
umani, ma presumibilmente se sarete costretti a farla sarà perché
qualche guaio è già accaduto).
Parlate con franchezza delle loro feste.
Non volete che si ubriachino o che usino droghe, ma avete avuto 15 anni
anche voi: e sapete bene che la birra in più o la “canna” hanno buone
probabilità di far la loro comparsa nella vita dei vostri figli e
figlie. Innanzitutto, se non sapete granché di alcolici e di altre
sostanze stupefacenti informatevi: se partite dicendo a Mauro e Nadia
che uno spinello li renderà tossicodipendenti vi siete già squalificati e
loro ascolteranno il resto facendoselo uscire dall’altro orecchio.
Chiedete in che modo renderanno queste feste divertenti sino alla fine,
senza che ne risultino danni per loro e per i loro amici e reiterate il
fatto che possono, sempre, chiedere il vostro aiuto per qualsiasi
evenienza. “Da cosa ti accorgi di aver bevuto troppo?” “Cosa fai se una
delle tue amiche o dei tuoi amici sta male per aver bevuto troppo?” “E
se diventa aggressiva/o o violenta/o?” “Cosa fai se vedi che qualcuno
comincia a molestare sessualmente qualcun altro?” Dovrebbe essere ovvio,
ma ripetete ad ogni buon conto che per toccare o baciare un’altra
persona si deve avere il suo consenso e che una persona completamente
ubriaca, semi-conscia o “stonata dura” non è abbastanza lucida per
darlo. Ricordate anche che la responsabilità per l’aggressione sessuale
non è della vittima che non ha “prevenuto” l’assalto, ma sempre
dell’assalitore, che ha preso la decisione sbagliata.
Continuate a parlare di consenso nell’ambito sessuale
perché questo è il periodo in cui Nadia e Mauro cominciano ad avere
relazioni d’amore. E’ vero che probabilmente cercheranno un pretesto per
scappare dalla cucina o dal salotto, è vero che vi diranno di sapere
già “tutto”: voi prendetela con calma e non mollate. Dovranno sedersi di
nuovo a quello stesso tavolo domani mattina, lasciateli pure andare se
adesso non hanno tempo e voglia, li ricatterete fra qualche ora con il
caffellatte (scherzo). Continuare a parlare del rispetto del/della
partner e di un sesso gioioso e sano, che esalta e non umilia, che
arricchisce e non danneggia, renderà sempre più normale il concetto di consenso, sino a che Nadia e Mauro lo daranno per scontato.
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